Le diete vegetariane hanno guadagnato negli ultimi 50 anni sempre più popolarità.
Per quanto l’ortoressia nervosa sia stata spesso correlata al vegetarianismo, il legame tra le due non è mai stato chiarito pienamente.
Una recente review ha analizzato i dati presenti in letteratura al fine di meglio indirizzare le future ricerche nel campo.
Prima di tutto è bene ricordare che ci sono differenti tipologie di dieta vegetariana con gradi diversi di esclusione di gruppi alimentari.
L’Ortoressia Nervosa è definita come un’ossessione patologica nei confronti di alimenti ritenuti sani o “puri”. Il termine è stato coniato dal Dottor Steven Bratman che lo utilizzò per la prima volta in un articolo nel 1997.
Gli studi riguardanti l’Ortoressia Nervosa sono aumentati durante gli ultimi anni ma, riguardo al legame tra il disturbo e l’adozione di dieta vegetariana, manca consenso.
Da una parte, alcuni Autori hanno osservato che le motivazioni sottostanti l’assunzione di una dieta vegana costituiscono l’aspetto più importante per lo sviluppo di un comportamento alimentare di tipo ortoressico.
Dall’altra, la maggior parte degli studi evidenzia una associazione tra vegetarianismo e ortoressia con un più frequente riscontro di comportamenti di tipo ortoressico tra i vegetariani rispetto al gruppo di controllo costituito da onnivori.
In generale, l’esclusione di alcuni cibi o interi gruppi alimentari sembrerebbe aumentare i livelli di ansia riguardante il cibo e favorire l’adozione di comportamenti alimentari patologici.
La review, nel complesso, evidenzia soprattutto i punti deboli della ricerca nel campo dell’Ortoressia Nervosa.
C’è la necessità di studi sperimentali e longitudinali al fine di poter meglio identificare quali siano i fattori prognostici per lo sviluppo di comportamento di tipo ortoressico.
Alcuni Ricercatori hanno, infatti, postulato che l’adozione di una dieta vegetariana potrebbe essere un fattore di mantenimento del disturbo alimentare e non un fattore causale.
Inoltre, sarebbe molto importante uniformare i test utilizzati per la valutazione dei pazienti. Sarebbe quindi auspicabile l’utilizzo dell’Eating Habits Questionnaire e del Düsseldorf Orthorexic Scale.
Anche la definizione di diete vegetariane dovrebbe essere più accurata e non solo basata sul self report.
In conclusione, le evidenze scientifiche finora raccolte indicano la necessità di un serio approfondimento di tutti gli aspetti correlati a questo disturbo.
Dr.ssa Maria Luisa Fonte
Medico Specialista in Scienza dell’Alimentazione