L’anoressia nervosa dell’anziano o “ageing anorexia”

La malnutrizione e la condizione di sottopeso sono elementi predisponenti la fragilità nell’anziano, come riconosciuto dall’ESPEN (Società Europea di Nutrizione Clinica).

L’anoressia nervosa (AN) nell’anziano è una patologia caratterizzata da sensibile dimunizione nell’assunzione di alimenti e iporessia. Si tratta di una condizione cronica, invalidante e spesso sottodiagnosticata rispetto a quella che è la sua reale prevalenza. 

Perché questa difficoltà e il ritardo nella diagnosi? Numerose concause si incontrano nella patogenesi del disturbo, dalle patologie organiche degenerative e proliferative (pensiamo allo scompenso cardiaco come ai tumori, la cui prevalenza aumenta all’aumentare dell’età anagrafica del soggetto) alle condizioni patologiche che interessano tono dell’umore e psiche (l’AN legata alla depressione, per citarne una).

Si calcola che il 20-30% degli over 60 ne sia affetto! Una vera e propria “pandemia età-localizzata”, a tal punto che può essere considerata a tutti gli effetti una sindrome geriatrica. 

Più nello specifico, concorrono a determinare l’AN dell’anziano diversi fattori parafisiologici legati all’invecchiamento, che singolarmente non sono né sufficienti né necessari ma la cui associazione diviene determinante: la perdita dell’olfatto e il declino sensoriale, la riduzione della salivazione, l’edentulia, i cambiamenti a livello ormonale (come l’incremento della secrezione di colecistochinina che determina precoce sazietà) con il conseguente ridotto food intake, ma anche la ridotta motilità gastrica, l’alterata mobilità enterica, la contrazione inefficace della colecisti senza contare i sopra citati fattori psicologici (pensiamo all’elevata prevalenza della depressione nell’anziano) e quelli sociali, come povertà, isolamento e solitudine, sicuramente più presenti che mai dal periodo del lockdown globale in poi. 

Quali le differenze più significative con l’AN del giovane e dell’adulto? Sicuramente, una volta che si è instaurata una perdita di peso significativa, le manovre terapeutiche sembrano dare minori chance di recupero rispetto nell’anziano. Oltre a ciò, l’efficacia della terapia farmacologica (antidepressivi, antipsicotici, terapia con androgeni) è difficile da dimostrare nell’anziano e spesso gravata da side effects, alterato assorbimento, interazione con farmaci cronicamente assunti. Va inoltre considerato il problema della polifarmacoterapia nell’anziano, pertanto il ruolo di prevenzione e diagnosi precoce è fondamentale anche in questa fascia d’età apparentemente così “tranquilla”.

Attualmente sono in corso studi clinici su larga scala per identificare quali marcatori bioumorali siano più indicati per il monitoraggio e la rapida detenzione di questa condizione critica, tra quelli testati vediamo la grelina, la leptina e la colecistochinina ma sta venendo indagato anche il ruolo, verosimilmente da protagonista, rivestito dal microbiota intestinale, anche grazie alle metodiche sempre più sensibili in nostro possesso.

L’approccio terapeutico multidimensionale, caratterizzato dall’intervento di diverse figure sanitarie e di supporto sociale, sembra una efficace strategia nel trattamento dell’AN dell’anziano, andando a ridurre la mortalità a essa associata e altri outcomes secondari avversi come il tasso di ospedalizzazione e il ricorso alla polifarmacoterapia.

Dr.ssa Valentina Fagotto

FONTI

Landi F, Calvani R, Tosato M, et al. Anorexia of aging: risk factors, consequences, and potential treatments. Nutrients. 2016;8(2):69. doi: 10.3390/nu8020069

Cederholm T, Barazzoni R, Austin P, et al. ESPEN guidelines on definitions and terminology of clinical nutrition. Clin Nutr. 2017;36(1):49–64. doi: 10.1016/j.clnu.2016.09.004

Donini LM, Poggiogalle E, Piredda M, et al. Anorexia and eating patterns in the elderly. PLoS One. 2013;8(5):e63539. doi: 10.1371/journal.pone.0063539