La cobalamina, di cui l’altro e più comune nome è B12, è una delle vitamine del gruppo B. Si tratta di una sostanza idrosolubile, presente nei terreni e nelle fonti di acqua ferma, prodotta da batteri.
La vitamina B12 è implicata nei processi di replicazione cellulare e di sintesi della mielina, la guaina che va a rivestire le fibre nervose, proteggendole e isolandole.
L’essere umano assume la cobalamina in dosi teoricamente adeguate tramite l’alimentazione onnivora, essendo la vitamina presente in alimenti di origine animale come uova, fegato, molluschi.
I valori ematici normali di B12 rientrano nel range di 200-900 pg/ml (possibili minime variazioni in funzione del laboratorio di riferimento), valori ottimali nella popolazione adulta sono però pari o superiori a 490 pg/ml. Nel nostro organismo vi è un deposito a livello epatico di questa vitamina, pari a circa 4 mg massimo, deposito che costituisce una riserva in caso di mancato apporto e rifornimento per via alimentare sino a 3-4 anni. Ecco spiegato il motivo per cui eventuali carenze non si instaurano dall’oggi al domani, ma si manifestano con una latenza variabile rispetto al momento di inizio della mancata assunzione.
La carenza di cobalamina si può incontrare in tutte le popolazioni a prescindere dalle scelte alimentari, con prevalenza diversa. Chi segue una dieta vegetariana, ma a maggior ragione chi segue quella vegana, va incontro alla necessità di integrazione per prevenire o trattare un deficit di vitamina B12, ma non è infrequente riscontrare deficit di variabile entità anche negli onnivori. In particolar modo ciò avviene in soggetti affetti da gastriti croniche o altre patologie del tratto digestivo che alterano l’assorbimento di questa fondamentale molecola, che normalmente avviene a livello intestinale ma grazie a una proteina (fattore intrinseco) prodotta a livello gastrico.
Il deficit, avvenendo sul lungo periodo, può dare scarsa manifestazione di sé ed essere rilevabile solo quando vengono eseguiti esami ematochimici mirati oppure presentarsi in acuzie, dando vita a scenari proteiformi. Il dato laboratoristico più comune ed eclatante, al di là del riscontro di concentrazioni ematiche di B12 al di sotto di 211 pg/ml (ma sono possibili sintomi anche per valori superiori), è rappresentato dalla macrocitosi sino alla comparsa di anemia megaloblastica in cui i valori di emoglobina scendono al di sotto dei range di normalità e in contemporanea – o prima che si instauri la vera e propria anemia – le dimensioni dei globuli rossi incrementano sino a superare i 100 fl (macrocitosi) o addirittura i 150 fl (avremo megaloblasti). La carenza di B12, interessando come sopra ricordato la sintesi della mielina, può manifestarsi però – ed è molto frequente – con sintomi neurologici di varia intensità e localizzazione, che vanno dalle gambe senza riposo alle parestesie degli arti alla stanchezza cronica ai disturbi del sonno e del tono dell’umore e tali quadri rispetto al fronte ematologico appaiono di più lenta e non sempre completa risoluzione, motivo per cui si dovrebbe sempre cercare di prevenire il deficit più che curarlo una vota che esso si è instaurato. Altri ambiti interessati sfavorevolmente dalla carenza di vitamina B12 sono quello immunitario e infiammatorio, così come quello cardiovascolare.
La cobalamina può essere integrata per via orale (sottoforma di compresse deglutibili o in grado di sciogliersi una volta a contatto con la mucosa sublinguale) o tramite iniezione intramuscolare o endovenosa, solitamente modalità di somministrazione che vengono scelte in caso di gravi e severi deficit, necessità di pronto rialzo dei valori ematici per concomitanti patologie, severi deficit di assorbimento, i quali però vengono molto di frequente bypassati dalla somministrazione per via sublinguale, preferibile qualora la clinica lo consenta.
La vitamina B12 può essere assunta sottoforma di due diversi coenzimi, la cianocobalamina e la metilcobalamina. La cianocobalamina è la forma consigliata in quanto titolabile (non sono noti dosaggi standard per la metilcobablamina dalla letteratura scientifica attuale) e ha un assorbimento con bassa variabilità interindividuale.
I dosaggi vanno stabiliti individualmente e considerando il contesto clinico del singolo, ma le attuali indicazioni prevedono in caso di prevenzione e quindi “dose di mantenimento” per la popolazione vegana e vegetariana una posologia pari a 50 mcg di cianocobalamina quotidiani oppure 1000 mcg due giorni a settimana, mentre in caso di deficit già instauratosi non è possibile indicare a priori una dose “di attacco” che sia valida per tutti a prescindere da età, comorbidità e altre variabili cliniche. Un dato degno di nota emerso dagli studi clinici in materia è che nella fascia di età 0-3 anni con deficit di vitamina B12, la somministrazione sublinguale di cianocobalamina è risultata efficace quanto la via iniettiva.
Dr.ssa Valentina Fagotto
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