La dieta Chetogenica può far bene solo a piccole dosi. A lungo termine gli effetti sono negativi.

Negli ultimi tempi, la dieta Chetogenica è tornata in auge, specie per il dimagrimento. Non si tratta di una novità dato che 50 anni fa già alcuni percorsi di dimagrimento (come la Dieta Scarsdale del Dr. Herman Tarnower o la dieta Atkins dell’omonimo cardiologo) proponevano questo tipo di approccio. Ma attualmente questa dieta, dove il 99% delle calorie è fornito dai grassi e solo l’1% dai carboidrati, sta attirando molta attenzione in quanto molti operatori segnalano, oltre al dimagrimento, ulteriori ed inaspettati effetti benefici per la salute.

In effetti i risultati indicano che la dieta Cheto possa migliorare la salute umana riducendo il rischio di diabete e infiammazione. Ciò, quindi, sta spingendo la comunità scientifica ad indirizzare la ricerca verso studi clinici sull’uomo, applicativi di tale metodica.

La dieta chetogenica è diventata sempre più popolare grazie a varie celebrità che l’hanno applicata, tra cui Gwyneth Paltrow, Lebron James e Kim Kardashian. Queste hanno contribuito sicuramente a fungere da cassa di risonanza per la diffusione di tale metodica di dimagrimento.

In ragione di ciò, alcuni ricercatori della Yale University hanno voluto approfondire riguardo agli effetti benefici di tale regime alimentare a breve e a medio termine.

Nello studio, pubblicato nel numero di gennaio di Nature Metabolism, i ricercatori hanno scoperto che gli effetti positivi descritti da vari ricercatori sono effettivamente presenti, ma si manifestano solo nelle prime settimane. In seguito questi vengono sostituiti da effetti negativi.

La dieta cheto infuenza positivamente e negativamente lo stato di salute modulando l’azione delle cellule immunitarie “T gamma delta protettive”. Queste sono cellule protettive dei tessuti che riducono il rischio di diabete e infiammazione.

Una dieta cheto induce il corpo a bruciare i grassi. Quando il livello di glucosio nel corpo è ridotto a causa del basso contenuto di carboidrati nella dieta, il corpo si comporta come se fosse in uno stato di fame – anche se non lo è – e inizia a bruciare grassi invece di carboidrati. Questo processo a sua volta produce, come fonte alternativa di combustibile, sostanze chimiche chiamate corpi chetonici.

Inizialmente, quando il corpo brucia i corpi chetonici, le cellule “T gamma delta protettive” dei tessuti si espandono in tutto il corpo. Ciò riduce il rischio di diabete e infiammazione, e migliora il metabolismo corporeo. Di conseguenza, dopo una settimana di dieta cheto, i topi mostrano una riduzione dei livelli ematici di glucosio e dei markers di infiammazione.

Ma i ricercatori hanno anche scoperto che, quando il corpo si trova in questa modalità “affamata-non affamata”, l’accumulo di grasso continua ad avvenire contemporaneamente alla sua decomposizione. Di conseguenza, quando i topi continuano a seguire una dieta ricca di grassi e povera di carboidrati per oltre una settimana, essi cominciano a consumare più grassi di quanti ne possano bruciare e, nel tempo, questo induce diabete ed obesità. Ciò è dovuto al fatto che questo tipo di regime alimentare causa, nel tempo, la morte delle cellule “T gamma delta protettive” presenti nel tessuto adiposo.

Di conseguenza, prima di poter affermare che gli anedottici benefici forniti allo stato di salute dalla dieta cheto siano reali, sono necessari ulteriori ed approfonditi studi clinici a lungo termine sull’uomo.

Per cui, per poter prescrivere con sicurezza una dieta di questo tipo, sono necessari ampi studi clinici in condizioni controllate per comprendere i meccanismi alla base dei benefici metabolici e immunologici o di qualsiasi potenziale danno a soggetti in sovrappeso e pre-diabetici.

Con le ultime scoperte, i ricercatori hanno compreso meglio i meccanismi in atto negli organismi sostenuti dalla dieta cheto, e perché questo metodo possa apportare benefici per la salute in periodi di tempo limitati. Inoltre, essi hanno dimostrato anche l’importante relazione tra metabolismo e sistema immunitario (il ruolo delle cellule T gamma delta) e il modo con cui quest’ultimo coordini il mantenimento della funzione dei tessuti sani.

In conclusione, le conoscenze attuali ci fanno capire che, se necessario, dovremmo ricorrere alla dieta chetogenica solo per piccoli periodi. Al contrario, gli effetti sulla salute a medio e lungo periodo rischiano di essere devastanti.

 

Giacomo Pagliaro

 

Permaggiori info:

https://www.nature.com/articles/s42255-019-0160-6