Obesità e rimedi naturali

L’obesità è ora la malattia nutrizionale più diffusa e un problema di salute pubblica in crescita in tutto il mondo.
Il sovrappeso è un fattore di rischio stabilito per il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, in cui la componente centrale e causale è la sindrome metabolica : ovvero la somma di iperglicemia, dislipidemia, ipertensione, infiammazione, stress ossidativo.

Il tessuto adiposo non è inerte: gli adipociti producono una varietà di molecole biologicamente attive, note collettivamente come adipocitochine o adipochine, quali il Tumor Necrosisi Factor (TNFa ) e interleuchina-6 (IL6).

Esistono diversi trattamenti farmacologici: per esempio, Orlistat (Xenical), che riduce l’assorbimento del grasso intestinale attraverso l’inibizione della lipasi pancreatica e Sibutramina (Reductil), che è un soppressore dell’appetito. Purtroppo, il consumo di farmaci anti-obesità provoca effetti collaterali come alterazioni della pressione sanguigna e mal di testa.

Gli studi più recenti sul trattamento dell’obesità si sono concentrati sul ruolo potenziale di alcune piante che sembrano possano esercitare un effetto positivo sul metabolismo dei lipidi e del glucosio e un‘attività antinfiammatoria.

La medicina alternativa utilizza di norma integratori a base di erbe come terapia per la perdita di peso. Di seguito sono elencate le più comuni e gli effetti che esercitano sul metabolismo corporeo:

Camelia sinensis

La pianta più studiata, a causa della sua vasta gamma di effetti tra cui anti-obesità e proprietà antiossidanti, è la Camellia sinensis. Vari studi hanno mostrato i suoi effetti benefici sull’obesità. I suoi meccanismi di azione sono molteplici: l’inibizione della lipasi pancreatica, attività di repressione dell’appetito, down-regulation dell’adipogenesi, termogenesi. I composti chimici che hanno presunta attività anti-obesità sono le epigallocatechine, in particolare l’epigallo-catechina 3 gallato, che riduce l’aumento di peso corporeo. Secondo uno studio del 2010 di Base et al, negli esperimenti sull’uomo, l’ingestione acuta di estratti di tè verde aumenta la percentuale di utilizzo di grasso corporeo, aumentando lipolisi. Nel 2011, Park et al hanno riferito che l’estratto di thè verde attuenua lo stress ossidativo epatico, migliorando le condizioni di steatosi.

Hibiscus sabdariffa

L’ibisco, o carcadè, è comunemente usato come bevanda analcolica contro infiammazione, ipertensione e disturbi del fegato. Negli studi clinici ( Chang et all 2014) è stato riportato un effetto anti-obesità. Il consumo per 12 settimane di estratto di H. sabdariffa ha ridotto il peso corporeo, l’indice di massa corporea, il grasso corporeo e il rapporto vita-fianchi nei soggetti con BMI ≧ 27 e di età compresa tra 18 e 65 anni. I meccanismi di azione sono i seguenti: down regulation dei geni coinvolti nel metabolismo lipidico, inibizione dell’accumulo di goccioline di grasso negli adipociti, down regulation delle lipasi pancreatiche e delle sintesi degli acidi grassi. I polifenoli responsabili di tale attività sono: kemferolo, delfinidina e acido clorogenico. Studi su ratti hanno inoltre evidenziato riduzione della pressione arteriosa delle 24 ore.

Hypericum perforatum

L’erba di San Giovanni è una pianta erbacea perenne, originaria dell’Europa e dell’Asia, e successivamente introdotta in America, dove è stata naturalizzata. Ha un potenziale sedativo in alterazioni come depressione, ansia e nevralgia. Diversi studi riportano che H. perforatum ha un’attività anti-obesità. Il meccanismo di azione in questione per tale composto è l’aumento della serotonina circolante, che di norma sopprime l’appetito. Inoltre è ricca di polifenoli, quali: quercetina, rutina, iperforina e kempferolo. Secondo uno studio di Husain et al del 2011, l’estratto idroalcolico di h. Perforatum, nei ratti, ha diminuito significativamente il colesterolo totale, le LDL ed i trigliceridi.

Persea americana

L’avocado appartiene alla famiglia delle Lauraceae ed è originario dell’America centrale e meridionale. La sua coltivazione si è diffusa in Africa, Asia, Europa e Stati Uniti. È stato riportato, da uno studio di Brai et al del 2007, che le foglie di avocado sono tradizionalmente utilizzate come trattamento alternativo per malattie come ipertensione, diarrea, piorrea, emorragia, mal di gola; il frutto è invece consumato come cibo. Non ci sono tante informazioni in letteratura sul suo meccanismo di azione, ed in questa direzione dovranno essere effettuati diversi studi clinici. Le sue parti vegetali contengono composti chimici funzionali quali: furano, flavonoidi e curarina. Nei ratti, la somministrazione dei suoi estratti acquosi determina significativa attività antidiabetica e ipolipidemizzante.

Phaseolus vulgaris

I fagioli comuni (Phaseolus vulgaris L.) sono considerati un’importante fonte di proteine ​​nei paesi latino-americani. I meccanismi antiobesità sono molteplici: inibizione dell’attività alfa-amilasi, inibizione dell’appetito ed inibizione della biosintesi dei lipidi. I polifenoli attivi sono i seguenti: quercetina, kempferolo, acido vanillico, stachiosio, verbascosio. Gli studi sui ratti hanno evidenziato che la somministrazione di estratto di fagiolo secco , sotto forma di farina, ha attività ipocolesterolemizzante, ipotrigliceridimizzante e antifiammatoria.

Capsico annuum ( c. Annum)

Il capsicum annuo, o peperoncino, viene utilizzato prevalentemente come cibo, ma è utile anche per il trattamento di ulcere gastriche, reumatismi, alopecia e diabete. Gli effetti antiobesità sono determinati principalmente dal fatto che  stimola la secrezione di catecolammine, promuove il dispendio energetico e riduce accumulo di massa grassa. La composizione chimica di C. annuum comprende composti come la capsaicina e diversi capsaicinoidi, derivati ​​cinnamici, trigonellina, piridina C4-sostituita, amminoacidi, piccoli acidi organici e acidi grassi. Inoltre, C. annum è considerata una buona fonte di vitamine C-E-A, vari fenoli e flavonoidi. Secondo studi di Magie et al, del 2014, estratti di c. Annum, somministrati sempre a ratti, determinano riduzione dei trigliceridi sierici, del colesterolo sierico e della glicemia.

Rosmarinus officinalis

Il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.) appartiene alla famiglia Labiata ed è un arbusto perenne sempreverde coltivato in molte parti del mondo e ampiamente usato come spezia, integratore alimentare e per applicazioni cosmetiche. Tradizionalmente, è stato usato nelle coliche renali come antispasmodico, per alleviare i sintomi della dismenorrea e dei disturbi respiratori. Diversi studi riportano l’effetto di R. officinalis per promuovere la perdita di peso. Secondo gli studi di  Harach et al., del 2010, la principale attività anti-obesità riportata per R. officinalis è che determina un aumentao dell’escrezione di grasso fecale senza diminuire l’assunzione di cibo. Inoltre in vitro sembra inibire la lipasi pancreatica. Il principale composto bioattivo responsabile di queste attività è l’acido carnosico, seguito dall’acido rosmarinico e dall’acido clorogenico. Sugli studi clinici, Labban et al. (2014 ) hanno riferito che 10 g / die di foglie di rosmarino in polvere per 4 settimane somministrate in uomini e donne di età compresa tra 20 e 57 anni, hanno ridotto significativamente il glucosio sierico a digiuno (18%), il colesterolo totale (34%), la concentrazione di LDL (34 %), trigliceridi (29%) e malondialdeide (36%) rispetto ai valori basali. Questi risultati suggeriscono che il rosmarino è una buona alternativa naturale per l’obesità e le sue alterazioni metaboliche.

Ilex paraguariensis

Yerba mate (Ilex paraguariensis) è una pianta originaria delle regioni subtropicali e una delle più consumate del Sud America. La sua coltivazione avviene in Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Le sue foglie sono usate per preparare bevande diverse, usate come stimolante moderato del sistema nervoso centrale, diuretico e in preparazioni dimagranti. L’effetto sull’assunzione di cibo è considerato il principale meccanismo anti-obesità di I. paraguariensis. Infatti migliora il contenuto di neuropeptide Y e può contribuire alla correzione dell’iperfagia, indipendentemente dall’azione della leptina. La ricerca in vivo ha dimostrato che I. paraguariensis ha effetti positivi sulle alterazioni metaboliche, conseguenza dell’obesità, comprese riduzioni del colesterolo sierico, dei trigliceridi sierici e delle concentrazioni di glucosio.

Citrus paradisi

Il pompelmo (Citrus paradisi) è stato scoperto per la prima volta nelle foreste delle isole caraibiche, nelle Barbados. Ora è uno dei frutti ampiamente coltivati ​​negli Stati Uniti, in particolare in Florida, in California e negli altri stati meridionali semi-tropicali. Il frutto è un’ibridazione naturale di pomelo e arancia. La pianta è un albero di agrumi subtropicale e appartiene botanicamente alla grande famiglia delle Rutacee di agrumi del genere Citrus. Anche se i pompelmi sono tradizionalmente utilizzati per perdere peso, ci sono solo alcuni studi relativi a questa attività. In una sperimentazione clinica, Fujioka et al. (2006) hanno riportato un effetto anti-obesità del pompelmo fresco, succo di pompelmo e capsule di pompelmo in pazienti obesi con sindrome metabolica diagnosticata. Novantuno soggetti sono stati inclusi in 4 gruppi: placebo (capsule placebo e 207 ml di succo di mela), gruppo 2 (capsule di pompelmo con 207 ml di succo di mela), gruppo 3 (237 ml di succo di pompelmo con capsula placebo) e gruppo 4 (metà di un pompelmo fresco con una capsula placebo) tre volte al giorno prima di ogni pasto. Dopo 12 settimane di trattamento, il gruppo 4 ha ottenuto la perdita di peso più significativa, circa  1,6 kg, seguito dal gruppo 3 e dal gruppo 2 con 1,5 e 1,1 kg rispettivamente. Il possibile meccanismo antiobesità del pompelmo sembra essere l’aumento della  carnitina palmitoil-transferasi 1a (CPT1a) che è responsabile del trasporto di acidi grassi a catena lunga nei mitocondri attraverso il legame con la carnitina, e quindi nel passaggio della β-ossidazione.

Citrus limon

La pianta di limone (Citrus limon L.) appartiene alla famiglia delle Rutaceae ed è la terza specie di agrumi più importante dopo l’arancio e il mandarino. Gli estratti grezzi di diverse parti di limone (foglie, gambo, radice e fiore) hanno attività antitumorale e potenziale antibatterico. Un meccanismo anti-obesità riportato per il limone è l’up-regulation della β-ossidazione perossisomale attraverso l’aumento del livello di mRNA di acil-CoA ossidasi nel fegato e nei tessuti adiposi bianchi. Il limone contiene molte sostanze fitochimiche importanti, tra cui composti fenolici (principalmente flavonoidi) e altri nutrienti e non nutrienti (vitamine, minerali, fibre alimentari, oli essenziali e carotenoidi). In uno studio di Fukuchi et al. Del (2008 ), si è visto che l’integrazione con polifenoli di limone sull’obesità indotta da una dieta ricca di grassi nei topi, ha migliorato significativamente l’iperlipidemia (trigliceridi sierici -18%, colesterolo totale -26% e acidi grassi liberi sierici -5%), iperglicemia (insulina -65% e glucosio più veloce -26%) e resistenza all’insulina (-75%) rispetto ai controlli non obesi.

Punica granatum

Il melograno (Punica granatum L.) è un piccolo albero appartenente alla famiglia delle Punicaceae. Secondo quanto riportato da uno studio di Lei et al. (2007 ) si è evidenziato che il trattamento con estratti di foglie di melograno (400 e 800 mg / kg / die) per 5 settimane in topi obesi alimentati con una dieta ad alto contenuto lipidico diminuiva significativamente il peso corporeo (12 e 20% rispettivamente), rispetto ai controlli obesi. Il meccanismo anti-obesità riportato per il fiore di melograno è l’espressione epatica di geni responsabili dell’ossidazione degli acidi grassi. Negli studi clinici, Mirmiran et al. (2010]) hanno riferito che il consumo di olio di semi di melograno (400 mg) due volte al giorno, per 4 settimane, da soggetti iperlipidemici, diagnosticati secondo la definizione del National Cholesterol Education Program, ha ridotto la concentrazione totale dei trigliceridi sierici (20%) rispetto ai valori basali.

Aloe Vera

L’aloe vera appartiene alla famiglia delle liliacee ed è ampiamente utilizzata nella produzione di prodotti alimentari e bevande, prodotti farmaceutici e cosmetici. Le specie di aloe sono state utilizzate in tutto il mondo a causa dei loro effetti antitumorali, anti-infettivi, anti-infiammatori, antiossidanti e lassativi. Negli studi clinici, Choi et al. (2010 ) hanno riferito che il trattamento di soggetti in status di pre-diabete, con due capsule (147 mg / capsula) di complesso di gel di A. vera dopo colazione e altre due dopo cena per 8 settimane, ha determinato riduzione del peso corporeo ridotto (2,5% ) e della massa grassa (6,2%) rispetto al gruppo placebo. Inoltre, i volontari hanno migliorato le concentrazioni su glucosio (2%), insulina (8%) e resistenza all’insulina (11%) rispetto ai valori basali. Il meccanismo antiobesità proposto per l’Aloe vera è la stimolazione del dispendio energetico e la regolazione dei livelli di espressione dei geni epatici codificanti per gli enzimi lipogenici. La composizione chimica di A. vera comprende componenti come i fitosteroli, ovvero lofenolo, 24-metilofenolo, 24-etilofenolo, cicloartanolo e 24-metilenecicloartanolo, antrachinoni, carboidrati, cromoni, enzimi, composti inorganici, lipidi, tannini, amminoacidi, proteine, saccaridi, vitamine, pectine, emicellulose, glucomannano, acemannano e derivati ​​del mannosio. Huseini et al. (2012 ) hanno riferito che i pazienti diabetici di tipo 2 iperlipidemici (ipercolesterolemici e/o ipertrigliceridemici) di età compresa tra 40 e 60 anni che non usano altri agenti anti-iperlipidemici, che hanno provato capsule di gel di A. vera (300 mg / 12 h / per 2 mesi), hanno abbassato significativamente il loro colesterolo totale, le concentrazioni di colesterolo LDL, glicemia e livelli di emoglobina glicosilata (HbA1c).

Taraxacum officinale

Il Tarassaco (Taraxacum officinale) è un membro della famiglia delle Asteraceae / Compositae. È considerato un medicinale erboristico per le sue proprietà antidiabetiche, coleretiche e diuretiche. Diversi studi hanno riportato che il trattamento con T. officinale potrebbe migliorare la salute, diminuendo l’infiammazione e i tumori. Il principale meccanismo anti-obesità riportato per T. officinale è l’inibizione in vitro e in vivo della lipasi pancreatica, tuttavia sono necessari ulteriori studi lasciando un campo aperto da esplorare. Il T. officinale è ricco di luteolina-7-glucoside, apigenina-7-glucoside, presenti prevalentemente nelle foglie. Sebbene siano disponibili poche informazioni sugli effetti di peso corporeo e grasso, diversi studi riportano effetti sulle alterazioni associate all’obesità. Choi et al. (2010 ) hanno riportato effetti ipolipememici della foglia di tarassaco in conigli alimentati con una dieta ricca di colesterolo.

Arachis hypogaea

Le arachidi (Arachis hypogaea L.) appartengono alla famiglia delle Fabaceae. La loro coltivazione è rilevante in tutto il mondo. L’uso principale di arachidi è come cibo o come noci sgusciate o come fonte di olio di semi. I gusci di arachidi sono considerati come un residuo contaminante privo di valore. È stato riportato ( secondo uno studio di HU et al del 1998) che il consumo frequente di noci, comprese le arachidi, è associato a un rischio significativamente più basso di malattia coronarica. Moreno et al. (2006) hanno attribuito l’effetto anti-obesità di A. hypogaea alla sua inibizione della lipasi pancreatica e di altre lipasi gastro-intestinali. I gusci di arachidi contengono diverse molecole bioattive, come la luteolina, alcuni acidi grassi, acidi caffeico, ferulico e benzoico, che sono in grado di inibire le lipasi. Attualmente sono in corso studi in merito all’azione della farina di arachidi cruda e tostata, sull’inibizione dell’enzima  di conversione dell’angiotensina (ACE) in vitro.

Per concludere, quindi, possiamo dire che nel trattamento dell’obesità oltre ad una modifica dello stile di vita, le alternative naturali possono fornire una maggiore aspettativa di salute. Come ho sintetizzato, diverse piante possiedono un potenziale anti-obesità e sono state studiate male, mentre altre non sono nemmeno promosse.

Sono necessari maggiori ricerche in questo ambito con studi clinici ben progettati incentrati sulla sicurezza e l’efficacia di queste alternative naturali.

 

Dott.ssa Stefania De Chiara

 

 

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