Uno stile di vita adeguato può contrastare l’aumento di peso dovuto ai contaminanti ambientali PFAS

I PFAS (composti perfluoroalchilici e composti polifluoroalchilici) sono un gruppo di sostanze chimiche sintetiche, rilevate in oltre il 95% della popolazione degli Stati Uniti, in grado di causare l’aumento del peso corporeo. Purtroppo sempre più frequentemente queste sostanze sono oggi molto diffuse anche in UE e, quindi, in Italia.

Nel 2017 la stampa italiana si occupò ad esempio degli alti livelli di queste sostanze nelle acque del Veneto, Lombardia e Toscana e, di conseguenza, nel sangue della loro popolazione. I PFAS sono molto diffusi. Li troviamo ad esempio in: pentole antiaderente, carta da forno, tessuti resistenti all’olio e all’acqua, divani in pelle, imballaggi per alimenti grassi, prodotti per la cura personale, lucidanti per pavimenti, schiume antincendio, prodotti antimacchia e anti umidità per tessuti nonché come tensioattivi industriali. L’esposizione ai PFAS avviene attraverso fonti dirette e indirette, tra cui l’acqua potabile e il cibo contaminati, prodotti per la cura personale, il suolo, la polvere e l’aria. Una volta assunte, queste sostanze raggiungono facilmente il sangue.

Nel passato recente (gennaio 2018), alcuni ricercatori della Università di Harvard avevano dimostrato che i PFAS possono contribuire all’obesità dato che influenzerebbero negativamente la capacità del corpo di bruciare calorie.

In quel caso, gli scienziati avevano studiato il percorso clinico di oltre 600 persone che si erano sottoposte a una dieta e poi erano tornate a mangiare normalmente. In media, con 6 mesi di dieta avevano perso 6, 4 chili e nei 18 mesi successivi ne hanno recuperati circa la metà. La scoperta, però, è che a far guadagnare più peso (circa 2 kg oltre la media) e più rapidamente erano i soggetti che mostravano livelli ematici più alti di PFAS, in particolar modo tra le donne.

Quindi già allora i ricercatori avevano dimostrato che chi aveva alti livelli di PFAS nel sangue bruciava calorie più lentamente rispetto al gruppo di controllo.

Sempre a questo riguardo, un nuovo studio dell’Harvard Pilgrim Health Care Institute e della Harvard T.H Chan School of Public Health (HSPH), pubblicato in JAMA Network Open, ha cercato di determinare la misura in cui i PFAS siano in grado di causare l’aumento del peso e delle dimensioni corporee e di valutare se un intervento specialistico sullo stile di vita (esercizio fisico e dieta) possano modificare questa associazione.

Lo studio prospettico di coorte ha incluso 957 individui a rischio di diabete seguiti per circa 15 anni. I partecipanti allo studio sono stati suddivisi in due gruppi: il primo a cui è stato modificato in maniera specialistica lo stile di vita riguardo a dieta e attività fisica. Al secondo gruppo (controllo) sono state fornite solo informazioni generiche su dieta ed esercizio fisico. I ricercatori hanno scoperto che, tra gli adulti ad alto rischio di diabete appartenenti al gruppo di controllo, concentrazioni di PFAS plasmatiche più elevate erano associate ad un aumento prospettico a lungo termine del peso e della circonferenza vita. Contrariamente, ciò non avveniva negli individui appartenenti al gruppo sottoposto a modificazione specialistica dello stile di vita (dieta ed attività fisica).

In conclusione, oggi è possibile asserire che un contributo all’obesità arriva anche dagli inquinanti ambientali come gli PFAS. Nonostante ciò, i cambiamenti dello stile di vita consistenti in una attività fisica regolare e un corretto stile di vita dietetico (determinato su base specialistica) possono ridurre gli effetti obesigeni di tali esposizioni ambientali.

Giacomo Pagliaro

Per maggiori informazioni:

https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2698634