Mangiamo per fame o per sentire meno ciò che proviamo? L’alimentazione emotiva è una dinamica comune e spesso sottovalutata, che può rappresentare un ponte tra emozione e comportamento alimentare, con importanti implicazioni cliniche.
Cosa si intende per alimentazione emotiva?
L’alimentazione emotiva (emotional eating) è l’assunzione di cibo in risposta a stati emotivi, piuttosto che a una reale fame fisiologica. Non si tratta solo di “consolarsi con il cioccolato”: spesso è un tentativo automatico di regolare emozioni difficili come ansia, stress, noia o solitudine.
Questo comportamento, se abituale, può diventare un fattore di rischio o di mantenimento nei disturbi dell’alimentazione, come il Binge Eating Disorder, ma anche nell’obesità emotiva e nelle abbuffate reattive alla restrizione. Diversi studi confermano il legame tra emotional eating, disregolazione emotiva e aumento ponderale, in particolare in persone con sintomi depressivi o scarsa qualità del sonno.
Biologia della fame emotiva: cosa accade nel cervello?
Il cibo – in particolare quello ricco di zuccheri e grassi – attiva i circuiti della ricompensa nel cervello (amigdala, nucleus accumbens, corteccia prefrontale). Questo meccanismo, evolutivamente vantaggioso, oggi si lega a stimoli ambientali continui e a emozioni disfunzionali.
In condizioni di stress cronico, l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) aumenta la produzione di cortisolo, ormone che amplifica il desiderio di “comfort food”, alterando i segnali di fame e sazietà. Il cibo altamente palatabile può innescare un effetto calmante temporaneo, riducendo l’attività dell’amigdala e promuovendo una risposta dopaminergica – un effetto che però può rinforzare il comportamento disfunzionale nel lungo termine.
Quando le emozioni chiedono di essere ascoltate (e non mangiate)
L’alimentazione emotiva è spesso una strategia di coping appresa, messa in atto in assenza di strumenti alternativi di regolazione emotiva. In molti casi, la persona non ha sviluppato una consapevolezza corporea o l’abilità di riconoscere e modulare gli stati emotivi interni.
In ambito clinico è fondamentale:
- Identificare i trigger emotivi individuali.
- Lavorare sul riconoscimento dei segnali di fame e sazietà.
- Integrare approcci psicologici ed educativi, come il mindful eating o la terapia focalizzata sulle emozioni.