HDAC3 (istone deacilasi 3) è la molecola che sembra collegare l’aumento del peso corporeo dei mammiferi al microbiota intestinale. Ciò è quanto emerge da uno studio pubblicato su Science. Qui, la dott.ssa Lora Hooper e il suo gruppo di ricerca hanno scoperto che il microbiota intestinale dei mammiferi sia in grado di influenzare e programmare i ritmi metabolici dell’ospite che regolano l’assorbimento dei lipidi di origine alimentare.
Durante i lavori, i ricercatori hanno scoperto che il microbiota intestinale è in grado di programmare il bioritmo circadiano delle funzioni intestinali attivando la proteina HDAC3 prodotta dagli enterociti.
Nello specifico, gli scienziati hanno scoperto che HDAC3 interagisce con il bioritmo intestinale stimolando la produzione e il turn-over delle proteine coinvolte nell’assorbimento dei lipidi di origine alimentare.
Questo processo che consiste in una accelerazione dell’assorbimento lipidico, si verifica di giorno negli esseri umani, che si nutrono durante il giorno, e di notte nei topi, che mangiano di notte.
Di fatto, il microbiota intestinale è in grado di stimolare ed influenzare i nostri processi energetici rendendo più efficiente l’assorbimento dei grassi.
La scoperta, potrebbero avere implicazioni di vasta portata per l’obesità, in quanto una stimolazione eccessiva di questa proteina può predisporre a questa patologia.
Studi precedenti avevano già messo in evidenza che popolazioni di topi germ-free (privi quindi di microbiota intestinale) manifestassero un’anomala attività della HDAC3. Ciò ha spinto i ricercatori a modificare geneticamente alcune popolazioni di topi affinché potessero essere privi della HDAC3 a livello intestinale. Lo studio di tali animali aveva permesso di verificare che, se sottoposti ad una dieta particolarmenete ricca di lipidi e glucidi, i topi HDAC3-privi non aumentavano di peso rispetto al controllo.
I lavori attuali sono riusciti a mettere in evidenza che l’attività della proteina HDAC3 è influenzata direttamente dal microbiota intestinale. I risultati suggeriscono, quindi, che il microbiota e l’orologio circadiano si siano co-evoluti per lavorare insieme allo scopo di regolare efficaciemente il metabolismo.
Di conseguenza, questo lavoro suggerisce che l’interruzione delle interazioni benefiche tra microbiota e l’orologio del nostro corpo possa renderci più propensi a diventare obesi.
Queste interruzioni si verificano frequentemente nella vita moderna ogni qualvolta alteriamo l’equilibrio microbico (condizioni disbiotiche). Per esempio attraverso l’assunzione di antibiotici, comportamenti dietetici inadeguati, esposizione a radiazioni elettromagnetiche, stress psico-fisici ecc…
In definitiva, queste nuove acquisizioni sono un ulteriore tassello per aiutarci a comprendere come complesse siano le relazioni tra noi, il microbiota intestinale e il rischio di obesità.
Giacomo Pagliaro
Per maggiori informazioni:
https://science.sciencemag.org/content/365/6460/1428/tab-pdf