Novità sperimentali nella relazione batteri intestinali-obesità

Una nuova ricerca approfondisce la relazione tra batteri intestinali e obesità. In particolare, è stata posta attenzione ai batteri appartenenti alla classe dei Clostridia. Questo raggruppamento microbico comprende batteri gram positivi appartenenti al Phylum dei Firmicutes. I nuovi dati suggerirebbero che, nei topi, questi particolari batteri possano essere coinvolti nel controllo del peso corporeo.

Lo studio, pubblicato online sulla rivista Science, mostra che i topi in buono stato di salute manifestano una grande abbondanza di clostridi. Al contrario, i roditori con sistema immunitario compromesso presentano una riduzione dell’abbondanza di questi organismi man mano che invecchiano. Questi topi immuno-compromessi, anche se nutriti con una dieta sana, diventano inevitabilmente obesi. La restituzione di questa classe di batteri ai topi con sistema immunitario danneggiato ha permesso loro di rimanere magri.

Grazie a questi risultati, si sta raggiungendo il potenziale per capire davvero quale sia il ruolo degii organismi e se abbiano realmente un valore terapeutico. Gli esiti di questo studio stanno già puntando in quella direzione. Nello specifico, i ricercatori hanno scoperto che i Clostridia prevengono l’aumento del peso corporeo bloccando la capacità dell’intestino di assorbire i lipidi. I topi preparati opportunamente, in modo che i Clostridia fossero gli unici batteri a viverenel loro intestino, erano più magri e con meno grasso corporeo rispetto ai topi che non avevano lo stesso assetto microbico. Inoltre, è anche risultato che i roditori Clostridia-abbondanti manifestavano livelli più bassi di un gene, il CD36, che regola l’assorbimento di acidi grassi a livello enterico. Probabilmente, una o più molecole prodotte dai Clostridia sono in grado di impedire all’intestino di assorbire grassi.

Il prossimo passo sarà quello di isolare queste molecole e caratterizzare ulteriormente il modo in cui funzionano per determinare se possano ispirare trattamenti mirati per l’obesità, il diabete di tipo 2 e altri disturbi metabolici correlati. Non meno importante è stata la verifica dell’esistenza di una relazione tra obesità ed efficacia del sistema immunitario. Ciò è stato confermato dall’osservazione di topi geneticamente modificati privi del myd88, un gene centrale nella risposta immunitaria, che tendevano inesorabilmente a diventare obesi. Qui, probabilmente, il deficit immunitario altera la composizione microbica e favorisce quegli assetti obeso-induttori. Seguendo una logica simile, i ricercatori hanno determinato che l’obesità osservata nei topi immunocompromessi derivava dall’incapacità del sistema di difesa dell’organismo di riconoscere adeguatamente i batteri. Questo cambiamento ha reso l’intestino meno ospitale per i Clostridia, portando a un maggiore assorbimento dei lipidi ed un aumento eccessivo del peso corporeo. Nel tempo, i topi hanno anche sviluppato segni di diabete di tipo 2.

In definitiva, gli studiosi si sono imbattuti in un aspetto relativamente inesplorato del diabete di tipo 2 e dell’obesità. È probabile che questo lavoro stimolerà la ricerca su come la risposta immunitaria regoli il microbioma e le malattie metaboliche.

 

Giacomo Pagliaro

 

Per maggiori info:

https://science.sciencemag.org/content/365/6451/eaat9351