Disturbi Alimentari: la probabilità di ricevere trattamento aumenta se la madre ne è affetta

La maggior parte delle persone affette da Disturbi Alimentari non riceve cure specifiche. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha osservato che meno del 50% delle persone con storie di bulimia nervosa o Binge Eating Disorder ha ricevuto un trattamento specifico per Disturbo Alimentare.

Dati provenienti dagli Stati Uniti affermano che meno del 30% degli adolescenti e del 50% degli adulti con una storia di Disturbo Alimentare riferisce di aver ricevuto un trattamento per la malattia. 

I bassi tassi di trattamento sono, dunque, un dato piuttosto ubiquitario.

Quali sono, quindi, i fattori che portano a ricevere un trattamento specifico per Disturbo Alimentare?

Alcuni autori suggeriscono che la presenza di gravi complicanze mediche porti ad un precoce riconoscimento e trattamento del Disturbo.

La storia familiare è un altro fattore noto per influenzare sia l’insorgenza di un Disturbo Alimentare, sia la probabilità di ricevere un trattamento adeguato.

Un recente studio pubblicato sul Journal of Adolescent Health afferma proprio che in adolescenti di sesso femminile con madri già affette da un Disturbo Alimentare,  vi è un rischio di 2 volte superiore di sviluppare la patologia.

Nello stesso gruppo, tuttavia, la probabilità di ricevere una terapia specifica è superiore rispetto alle pazienti che non hanno una madre affetta.

Tali dati provengono dallo studio prospettico Growing Up Today Study e sono basati su 3649 soggetti di sesso femminile che hanno risposto ai questionari ogni 12-24 mesi dal 1996 al 2013.

Questi dati sono molto importanti sotto molti aspetti.

Da una parte evidenziano l’importanza della prevenzione per quanto riguarda le figlie di donne affette da Disturbi Alimentari. 

Dall’altra parte, è evidente che la percentuale di soggetti che ricevono un trattamento adeguato è piuttosto bassa e spesso legata al riconoscimento dei sintomi da parte di un genitore che ha precedentemente o contemporaneamente vissuto la patologia. 

Alla luce di tali dati si impone pertanto l’importanza di trovare nuovi strumenti di screening della popolazione in modo da poter incrementare significativamente la percentuale di soggetti affetti che ricevono cure specifiche ed adeguate.

Dr.ssa Maria Luisa Fonte
Medico Specialista in Scienza dell’Alimentazione