Tiroidite di Hashimoto e integrazione

La tiroidite di Hashimoto è una malattia cronica autoimmune, che si caratterizza a livello ematochimico per la presenza di anticorpi anti-tireoperossidasi (TPO-Ab) e anticorpi anti-tireoglobulina (Tg-Ab)], e a livello istologico per la presenza di un cospicuo infiltrato linfocitario.

Esordisce prevalentemente tra i 45 ed i 55 anni e più frequentemente nel sesso femminile.

È una malattia ad eziologia multifattoriale, quindi alla sua slatentizzazione concorrono sia geni di suscettibilità che esposizione a fattori ambientali quali: stress, gravidanza, fumo, alcol, agenti contenenti iodio, interferone.

Di norma è necessario trattamento con Levotiroxina, per normalizzare i livelli elevati di tireotropina.

Essendo una malattia autoimmune, si associa ad altre patologie autoimmuni quali anemia perniciosa, vitiligine, celiachia, diabete mellito tipo 1, malattia epatica autoimmune, cirrosi biliare primaria, miastenia grave, alopecia areata, sclerosi multipla, morbo di Addison , artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sindrome di Sjögren,  sclerosi sistemica e malattia mista del tessuto connettivo.

In questo articolo analizzeremo il ruolo dello Iodio, della vitamina D, del Selenio e del glutine, come integrazione in tale patologia cronica.

Lo iodio è un micronutriente essenziale per la funzionalità tiroidea. L’assunzione giornaliera raccomandata di iodio negli adulti è di 150 microgrammi, aumentando a 250 g in gravidanza e allattamento. Le principali fonti alimentari di iodio sono frutti di mare (ad es. Alghe, capesante, merluzzo, sardine, gamberi, salmone e tonno), prodotti di origine animale (yogurt, latte di mucca, uova) e frutta (mirtilli e fragole). La carenza di iodio provoca diverse conseguenze e manifestazioni con un ampio spettro clinico: dal gozzo al cretinismo. Per sopperire alle carenze geografiche di Iodio, il 71% della popolazione mondiale utilizza sale arricchito con Iodio. Nonostante questo, studi in letteratura evidenziano che il bilancio dell’equilibrio della concentrazione di iodio è molto sottile, infatti dopo 4-5 anni di programmi di iodizzazione del sale, si sono verificati maggiori episodi di autoimmunità tiroidea. La spiegazione risiede nel fatto che l’eccesso di iodio può determinare apoptosi delle cellule follicolari tiroidee. Tutto questo è stato riscontrato anche in cavie geneticamente modificate. Considerando quanto sopra, si dovrebbe scoraggiare un’elevata integrazione di iodio nei pazienti con tiroidite di Hashimoto, in quanto non benefica e forse dannosa. Scoraggiare la sovraintegrazione di iodio non deve precludere la sua integrazione adeguata in gravidanza e in allattamento.

Il Selenio è un micronutriente essenziale nella dieta, con molti effetti pleiotropici: è antiossidante e antinfiammatorio. La tiroide è il tessuto a più alta concentrazione di Selenio per grammo di tessuto. La supplementazione di selenio nei pazienti con tiroidite di Hashimoto sembra modificare le risposte immunitarie e non immunitarie, riducendo le concentrazioni di radicali liberi. Il selenio è presente nel suolo ed entra nella catena alimentare attraverso le piante. Negli adulti il quantitativo di Selenio raccomandato è di circa 55-75 microgrammi/die. Gli alimenti ricchi di Selenio  sono noci del Brasile, ostriche, tonno, pane integrale, semi di girasole, la maggior parte dei tipi di carne (maiale, manzo, agnello, tacchino, pollo), funghi e segale. Metanalisi condotte in Italia e in Grecia hanno dimostrato che la supplementazione di Selenio, in pazienti con tiroidite di hashimoto, comporta la riduzione degli auto-anticorpi anti tireoglobulina ed anti-tireoperossidasi. L’ingestione cronica di grandi quantità di Selenio può avere effetti negativi sulla salute umana. Il consumo di circa 330 microgrammi/die  potrebbe essere tossico non solo per gli ormoni della crescita ma anche per la sintesi degli ormoni tiroidei. I possibili effetti collaterali principali includono la perdita di unghie e capelli, anoressia, diarrea, depressione, emorragia, necrosi epatica e renale, cecità, atassia e disturbi respiratori. L’integrazione di Selenio va però ben ponderata, infatti nei soggetti con Tiroidite di Hashimoto, è utile solo se l’assunzione di Iodio è adeguata, altrimenti è controproducente.

Attualmente la vitamina D viene considerata sia come una vitamina liposolubile, che come un ormone steroide, infatti svolge un ruolo centrale nella regolazione e dell’omeostasi del calcio / fosfato e nell’omeostasi della densità ossea. È sintetizzato, sia attraverso esposizione della pelle alla luce solare, che mediante apporto dietetico. È molto abbondante in prodotti lattiero-caseari e in olio di fegato di merluzzo, salmone fresco selvatici e  sardine. I livelli normali nel sangue sono compresi tra 30 e 80 nanogrammi/ ml, valori inferiori a 30 sono da considerarsi indice di insufficienza. La vitamina D svolge un ruolo molto delicato, per quanto riguarda l’autoimmunità, essendo un modulatore immunitario naturale e un modulatore dei processi immuno-mediati.

Livelli adeguati di vitamina D possono essere raggiunti nella popolazione normale, con 2000 U.I di colecalciferolo/die. L’effetto collaterale principale del supplemento eccessivo di vitamina D è l’ipercalcemia (livelli sierici di calcio superiori a 11 mg / dL) e la nefrolitiasi. Per evitare calcificazione delle arterie coronariche, è necessario associare anche supplementazione di vitamina K. È stato ben dimostrato che pazienti con tiroidite di hashimoto hanno di solito bassi livelli di vitamina D, pertanto è utile integrazione, monitorando mensilmente i livelli ematici e di vitamina D e di ormoni tiroidei circolanti.

Secondo letteratura internazionale, tiroidite di Hashimoto e celiachia sono strettamente correlati. Questo può essere dovuto ad un’aumentata immunosensibilità dei pazienti con celiachia, che di solito hanno un malassorbimento che però coinvolge anche Iodio e Selenio. Sarebbe molto saggio sottoporre tutti i pazienti con tiroidite di Hashimoto a screening per Celiachia.

Mentre non è ancora chiaro se una dieta priva di glutine possa prevenire le malattie autoimmuni, vale la pena ricordare che i pazienti con tiroidite di Hashimoto, con o senza celiachia, beneficiano di una dieta povera di glutine per quanto riguarda la progressione e il potenziale sviluppo di complicazioni.

Dott.ssa Stefania De Chiara

 

Per ulteriori approfondimenti:

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