I topi alimentati con una dieta ingrassante sviluppano nuovi ritmi circadiani epatici che sembrerebbero influire sul modo in cui i lipidi vengono prodotti e combusti. Il team di ricercatori coinvolti ha scoperto che la produzione di lipidi a livello epatico aumenta, sorprendentemente, così come la capacità del corpo di bruciare i grassi in alcuni momenti della giornata.
È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato su Cell da ricercatori della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania. In effetti, questi processi fisiologici opposti (produzione e combustione di lipidi) sembrano raggiungere la loro massima attività ogni mattina intorno alle ore 5:00. Ciò illustrerebbe una connessione inaspettata tra eccesso di cibo, ritmi circadiani e accumulo di grasso nel fegato.
È risaputo che l’obesità porti all’accumulo di grasso nel fegato, che può causare infiammazione, steatosi epatica, epatite, insufficienza epatica e persino cancro al fegato. Si tratta di un problema che sta assumendo proporzioni sempre maggiori, in quanto queste condizioni possono portare ad un aumentato bisogno di trapianti epatici e, ancor peggio, essere mortali. Mentre un miliardo di persone in tutto il mondo sono influenzate negativamente dalla malnutrizione, c’è un altro miliardo che sperimenta un eccesso di calorie, o “overnutrition”, che comporta obesità e ad altri disturbi metabolici tra cui il diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, steatosi epatica, ipertensione e cancro. La produzione ed il consumo di lipidi seguono processi fisiologici con oscillazioni circadiane che si verificano ogni 24 ore circa. A livello molecolare, questi cicli feedback coinvolgono sequenze di proteine nucleari implicate nei cicli circadiani cellulari, espresse praticamente in ogni cellula del corpo. Questo cronometro interno, svolge la funzione di integrare gli stimoli ambientali e le informazioni genetiche allo scopo di controllare l’espressione genica ritmica secondo una logica tessuto-specifica. Un disallineamento di questo programma è sempre più riconosciuto come un fattore di rischio per i disordini metabolici. Ad esempio, i lavoratori che svolgono turni notturni e gli individui con disturbi del sonno hanno un aumentato rischio di malattie metaboliche probabilmente a causa del disallineamento dei periodi di assunzione dei cibi e dei cicli circadiani organo-specifici come quello del fegato. Comprendere i meccanismi che influenzano la relazione tra ritmi circadiani e disordini metabolici è indispensabile per lo sviluppo di strategie terapeutiche significative e per il trattamento delle malattie legate all’obesità.
La cronologia nell’arco delle 24 ore della fisiologia epatica sostiene sia il concetto della cronodieta (quindi assunzione dei pasti in determinate fasce di orario), nonché la pratica della cronoterapia, che consiste nella somministrazione di farmaci negli orari in cui risultino più efficaci e meno tossici. A questo riguardo, il team di ricercatori ha scoperto che il ritmo circadiano relativo alla combustione dei lipidi è controllato da una proteina detta PPAR-alfa. Questa, ad esempio, è l’obiettivo dei fibrati (farmaci utilizzati per abbassare i lipidi nel sangue). Lo studio, ha dimostrato che la quantità di PPAR-alfa nel fegato raggiunge il suo picco giornaliero intorno alle 17:00.
In considerazione di ciò, i ricercatori hanno voluto verificare se ci fosse un beneficio nel somministrare farmaci PPAR-alfa a breve durata d’azione all’ora specifica del giorno in cui il PPAR-alfa è al suo livello massimo. Qui, i ricercatori hanno osservato che un farmaco PPAR-alfa a breve durata d’azione riduceva il grasso epatico di più quando veniva somministrato nel pomeriggio rispetto a quando veniva somministrato al mattino.
Tutto ciò dimostra quanto stretta ed importante sia la relazione tra orologio biologico cellulare e disfunzioni metaboliche e, quindi, quanto sia doveroso orientare la ricerca verso tali orizzonti. La comprensione di questi fenomeni contribuirà al trattamento dietetico e farmacologico delle disfunzioni metaboliche e dell’obesità.
Giacomo Pagliaro
Per maggiori info:
https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S0092867418307992
Foto: Cell