La cannella è una delle spezie più usate nella nostra cucina come agente aromatizzante. Deriva dalla corteccia di un piccolo albero a foglie persistenti e i suoi primi utilizzi risalgono al 2800 A.C.
In Egitto veniva utilizzata per imbalsamare le mummie, nell’antica Roma era utilizzata, nei funerali, per coprire l’odore della salma in decomposizione e per le sue proprietà medicinali per disturbi del tratto digestivo e respiratorio. Essendo, quindi, da sempre molto costosa e altamente preziosa, la ricerca di cannella ha anche stimolato i viaggi di Cristoforo Colombo e di Vasco De Gama verso l’India meridionale e lo Sri Lanka.
Appartenente alla famiglia delle Lauracee, ne esistono ben quattro tipologie:
1. la vera cannella o cannella di Ceylon o cannella messicana (Cinnamomum zeylanicum);
2. cannella indonesiana (Cinnamomum burmanni);
3. cannella vietnamita (Cinnamomum loureiroi);
4. cannella Cassia o cannella cinese (Cinnamomum aromaticum);
La cannella di Ceylon si distingue dalle altre dato che ha livelli molto bassi di cumarina, un gusto leggero e delicato ed un costo elevato, a differenza della Cannella Cassia che ha alti livelli di Cumarina, un costo basso e ha proprietà epatotossiche e cancerogene.
La cannella viene esportata, sotto forma di bastoncini (che si ottengono arrotolando piccoli pezzi di corteccia) da quattro paesi principali: Indonesia, Cina, Vietnam e Sri Lanka. Tutti i componenti dell’albero della Cannella sono importanti per l’estrazione di elementi contenuti nel suo olio essenziale: cinnamaldeide dalla corteccia, eugenolo dalle foglie, canfora dai rami, trans-cinnamil acetato dai frutti e dai fiori.
Dati i suoi effetti pleiotropici, la cannella ha stimolato l’interesse di molti scienziati. Una meta-analisi del 2013 di Allen et al. che prende in analisi 543 pazienti, ha evidenziato che l’assunzione giornaliera di cannella per circa 4 mesi in dosi prestabilite (da 120 mg/die a 6 gr/die) porta ad una diminuzione statistica dei livelli di glucosio plasmatico a digiuno e un miglioramento del profilo lipidico. Sono state prese in considerazione differenti ipotesi, in relazione ai suoi effetti benefici nel diabete, le più valide sono le seguenti: la cannella ha un’azione simil insulinica e può stimolare l’up-regulation dei recettori del glucosio. La sua capacità di migliorare e modulare il segnale insulinico è importante anche a livello cerebrale, soprattutto per malattie neurodegenerative quali il morbo di Alzheimer.
Notevoli sono le sue proprietà antimicrobiche: può inibire la crescita di Listeria e Escherichia coli in prodotti alimentari, potenziandone così la loro durata. Inoltre il suo componente eugenolo ha proprietà antiossidanti, inibendo la perossidazione lipidica. In letteratura sono in corso studi anche in relazione al ruolo della cannella nel modificare l’espressione del gene ICAA, che serve a Staphylococcus epidermidis, noto batterio nosocomiale, per la formazione di biofilm.
Sono da chiarire gli effetti di questa spezia anche in altri ambiti clinici, infatti al momento le sperimentazioni sono in vitro, o su cavie, ma non sull’uomo. Le ultime notizie dei ricercatori in questo senso sono le seguenti:
– in vitro la cannella riduce i livelli di Interleuchina 6 e TNF alfa, responsabili di status infiammatori;
– su cavie la cinnamaldeide e l’acido cinammico hanno effetto cardioprotettivo, perché hanno capacità sia antiinfiammatorie, che di stimolazione di produzione di ossido nitrico;
– in vitro la varietà Cylon sembra essere efficace nel ridurre il colesterolo totale al pari della simvastatina;
– su cani e porcellini d’India la somministrazione di cannella, a causa dell’aumento della sintesi di ossido nitrico, riduce sia la pressione sistolica che diastolica;
– su cellule di melanoma in vitro riduce la prolificazione tumorale, inibendo l’angiogenesi e rafforzando l’attività delle cellule T CD8;
– la somministrazione di estratto alcolico di cannella, in concentrazioni di 80 mg/die, in uno studio pilota su 59 pazienti, si è rivelato efficace nel diminuire la colonizzazione gastrica da parte di H.pylori.
Infine è necessario fare alcune precisazioni sulla Cannella Cassia, o cannella cinese, di solito quella che troviamo nei supermercati o nei discount, a causa del suo basso costo: contiene alti livelli di coumarina, che possono essere tossici in dosi elevate.
È consigliabile, pertanto, per i pazienti che assumono già anticoagulanti orali o farmaci come il Warfarin, evitare l’assunzione di questa varietà di cannella. Inoltre la coumarina, essendo anche epatotossica, renderebbe non idoneo il consumo di alte dosi di cannella in pazienti con disturbi del fegato diagnosticati.
Possiamo concludere tranquillamente che la cannella, data la sua ampia gamma di applicabilità clinica, si potrebbe utilizzare come additivo ai farmaci convenzionali, fermo restando che sono necessari ulteriori studi per definire al meglio le dosi precise che sull’uomo hanno un effetto terapeutico.
Stefania De Chiara
Fonte: Cinnamon: Mystic powers of a minute ingredient.