ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) e Dieta Mediterranea

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD: attention-deficit/hyperactivity disorder) è un disturbo evolutivo che implica disfunzioni inerenti tre aree: l’area cognitiva – con disattenzione o facile distraibilità, l’area comportamentale -con l’impulsività e l’area motoria – con l’iperattività. Questi sintomi influiscono sulla sfera emotiva e relazionale del bambino, pur avendo questo doti intellettive normali, con importanti implicazione sia sul piano personale, sociale, scolastico e lavorativo. I criteri diagnostici sono descritti nel DSM V (APA, 2013).

La prevalenza è stimata intorno al 5% dei bambini ed il 2.5% degli adulti, sono colpiti in particolare i maschi. L’eziopatogenesi è multifattoriale e coinvolge fattori genetici, fattori biologici pre-natali e perinatali e fattori ambientali; sono invece molto discussi e controversi i fattori dietetici.
Un recente studio, condotto in Spagna, ha evidenziato come una scarsa aderenza alla dieta Mediterranea potrebbe essere associata positivamente ad un incremento della diagnosi di ADHD.

Lo studio ha coinvolto in totale 120 bambini e adolescenti (60 con nuova diagnosi di ADHD e 60 controlli).
La diagnosi di ADHD era associata ad un minor consumo di frutta, verdura, pasta, riso e all’abitudine di saltare la colazione e di magiare nei fast-food. Inoltre tra chi consumava molti zuccheri, caramelle, bevande a base di cola, altri soft drink e consumava poco pesce ricco in omega-3, c’era una maggiore prevalenza della patologia.
Sebbene queste associazioni trasversali non stabiliscano la causalità, sollevano la questione se la bassa aderenza a una dieta mediterranea possa avere un ruolo nello sviluppo di ADHD. I dati ottenuti supportano l’idea che nell’ADHD dovrebbero essere considerati non solo i “nutrienti specifici” ma anche la “dieta completa”.

Altri studi hanno analizzato diversi tipi di dieta, ma nessuno nello specifico la dieta Mediterranea. Da uno studio di coorte Australiano, su adolescenti, è emerso che tra chi seguiva una dieta tipicamente occidentale c’era una significativa associazione alla diagnosi di ADHD. In uno studio Iraniano su bambini, l’aderenza ad una dieta tipica dei fast-food e ricca in zuccheri era associata ad una più alta prevalenza di ADHD. Mentre in uno studio caso-controllo Coreano, bambini che seguivano una dieta tradizionale ricca in Kimchi (piatto tipico con verdure e spezie), cereali, pesce e scarsa in assunzione di cibi e bevande dei fast-food, avevano una più bassa probabilità di diagnosi di ADHD. Inoltre altri studi hanno confermato che saltare la colazione o sostituirla con una bevanda zuccherata danneggia l’attenzione e la memoria episodica. Pertanto, diete di bassa qualità sono persistentemente associate ad un più alto rischio di ADHD. In accordo con questi risultati, in un trial clinico su bambini in trattamento farmacologico per ADHD è emerso che una dieta ricca in prodotti caseari e vegetali era associata a minori problemi di attenzione e comportamentali.

Sebbene i meccanismi che legano una dieta di bassa qualità nutrizionale e l’ADHD siano ancora sconosciuti, una dieta sbilanciata può portare ad un deficit di nutrienti essenziali ed ad un più elevato intake di determinati componenti dei cibi (come gli additivi). Ci sono numerosi potenziali pathways biologici attraverso i quali la qualità della dieta può avere un impatto sulla salute mentale.
Non si può comunque non considerare che la relazione tra dieta e ADHD potrebbe rappresentare una causa inversa. I soggetti con ADHD presentano spesso tratti di impulsività e sofferenza emotiva, che possono portare a scelte alimentari sbagliate (snack ricchi in grassi o zuccheri) per equilibrare le loro emozioni quasi come una sorta di auto-medicamento.

Nella popolazione studiata in Spagna il consumo di cibi e bevande zuccherate era significativamente maggiore nei casi rispetto ai controlli. D’altra parte non può non essere considerato il ruolo della famiglia che ha un ruolo centrale affinché i figli seguano una dieta sana. I genitori di individui con ADHD spesso riportano un ambiente familiare più disfunzionale, quindi è plausibile che la relazione tra scarsa aderenza a una dieta sana e diagnosi di ADHD possa essere aggravata da un ambiente familiare disfunzionale. Tutti questi fattori potrebbero sostenere un circolo vizioso: impulsività e disfunzione familiare potrebbero portare ad una scelta peggiore di alimenti, abbassando la qualità della dieta, che alla fine potrebbe portare ad un basso apporto di alcuni nutrienti. Questa situazione può indurre alcune carenze sub-cliniche nutrizionali e, quindi, peggiorare i sintomi dell’ADHD.
Dallo studio emerge una relazione positiva tra una minore aderenza alla dieta mediterranea e diagnosi di ADHD. I risultati attuali suggeriscono che certe abitudini alimentari possono avere un ruolo nello sviluppo di ADHD, anche se saranno necessari ulteriori lavori per studiare la causalità e per determinare se la manipolazione dietetica potrebbe invertire i sintomi dell’ADHD, prendendo in considerazione tutti i potenziali fattori.
La raccomandazione principale che emerge è che gli specialisti si concentrino sulla dieta, non con l’aspettativa che cambiamenti nella dieta migliorino il comportamento, ma con la preoccupazione che i bambini con ADHD hanno maggiore probabilità di mangiare diete malsane; questa componente dovrebbe quindi essere parte della valutazione per migliorare il loro stato di salute.

Elisabetta Marotti

Per approfondimenti:
– “The Mediterranean Diet and ADHD in Children and Adolescents” Alejandra Ríos-Hernández, José A. Alda, Andreu Farran-Codina, Estrella Ferreira-García, Maria Izquierdo-Pulido, Pediatrics January 2017
http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2017/01/26/peds.2016-2027
– Individuazione precoce del rischio ADHD e “Laboratorio di Attenzione” nella scuola dell’infanzia. V. Macchia, FrancoAngeli, 2013
– American Psychiatric Association. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta Edizione. A cura di Biondi M. Raffaello Cortina Editore, Milano 2014.
https://www.psychiatry.org/psychiatrists/practice/dsm