L’attività fisica migliora la funzione cognitiva in età avanzata

Essere fisicamente attivi in qualsiasi momento dell’età adulta, e in qualsiasi misura, è collegato a uno stato cognitivo più elevato in età avanzata, ma il mantenimento dell’attività fisica per tutta la vita dà i risultati ottimali.

La «mezza età» è un periodo importante di esposizione al rischio cardiovascolare, che a sua volta incide sulla funzione cognitiva e sulla salute del cervello delle tappe successive della vita.

L’attività fisica è un fattore di protezione modificabile già associato moderatamente a un minor rischio di demenza per tutte le cause, declino cognitivo e funzione cognitiva in età avanzata. Anche se alcuni studi indicano che essere fisicamente attivi nella mezza età o in età avanzata apporta benefici per la funzione cognitiva in età successive, tuttavia i periodi di follow-up erano spesso brevi o non hanno permesso di arrivare a conclusioni definitive.

Inoltre, non è ancora chiaro se vi siano periodi particolarmente « sensibili » all’esposizione all’attività fisica per il pieno sviluppo del suo potenziale protettivo, o se intensitá, frequenza e mantenimento dell’esercizio fisico abbiano un ruolo influente sulle capacitá cognitive future.

RECENTI APPORTAZIONI SCIENTIFICHE SULL’ARGOMENTO

La rivista scientifica Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry ha pubblicato uno studio che approfondisce i tempi e modi in cui praticare esercizio aiuterebbe a ottimizzare la salute cognitiva nelle popolazioni anziane.

L’obiettivo dello studio era quello di valutare in che modo i tempi, la frequenza e il mantenimento dell’attività fisica nell’arco di oltre 30 anni di vita adulta, siano associati alla funzione cognitiva in età più avanzata.

I partecipanti (n=1417, 53% femmine) provenivano da uno studio prospettico di coorte longitudinale, il “1946 British birth cohort” (coorte di nascita britannica del 1946). Il livello di attività fisica svolta nel tempo libero è stata valutata in 5 momenti, nell’arco di tempo tra i 36 ei 69 anni, e i partecipanti sono stati classificati ogni volta in una di queste tre categorie: 1) inattivi / sedentari (nessuna attività/mese); 2) moderatamente attivi (attività fisica 1-4 volte/mese); 3) più attivi (attività fisica 5 o più volte/mese). La capacitá cognitiva all’età di 69 anni è stata valutata mediante test dello stato cognitivo (Addenbrooke’s Cognitive Examination-III), memoria verbale (test di apprendimento delle parole) e velocità di elaborazione (velocità di ricerca visiva).

Insieme, questi risultati suggeriscono che l’inizio e il mantenimento dell’attività fisica durante l’età adulta possono essere più importanti del tempo totale speso a praticare attività fisica nel corso della vita o della frequenza dell’attività fisica in un periodo specifico. L’associazione dell’esercizio con uno stato cognitivo migliore in età avanzata è più forte per coloro che mantengono l’attività fisica più a lungo, in modo cumulativo. Il mantenimento dell’attività fisica per tutta la vita dà i risultati ottimali.

Le associazioni osservate erano indipendenti dalla salute cardiovascolare, mentale e dall’allele APOE- ε4 (il più forte fattore di rischio genetico per la malattia di Alzheimer), ma erano in parte spiegate dalla cognizione, dalla posizione socioeconomica e dall’istruzione dell’infanzia dai partecipanti allo studio, suggerendo l’importanza dell’educazione sugli impatti permanenti dell’esercizio.

COME QUESTO STUDIO POTREBBE INFLUENZARE LA RICERCA, LA PRATICA E LE POLITICHE

I risultati giustificano ulteriori indagini sui meccanismi alla base dei benefici dedotti dall’attività fisica sulla cognizione al fine di guidare gli interventi per l’ottimizzazione della salute cognitiva nell’età anziana.

Ad ogni modo, i risultati ottenuti giustificano iniziative volte a incoraggiare gli adulti sedentari a iniziare a fare esercizio in qualsiasi momento nel corso della vita o gli adulti già attivi a mantenerlo a tutte le età, e a migliorare l’accesso all’istruzione che sviluppa le competenze e la motivazione per la partecipazione all’attività fisica.

Riferimento bibliografico:

https://jnnp.bmj.com/content/early/2023/01/24/jnnp-2022-329955