Secondo uno studio condotto dalla University School of Medicine di Baltimora, che ha coinvolto per sei anni 550 soggetti adulti (dai 18 anni in su), il tempo che intercorre tra il primo e l’ultimo pasto della giornata non è associato a perdita di peso. Mangiare di meno complessivamente e consumare pasti meno abbondanti potrebbe essere più efficace nella strategia di gestione del peso, piuttosto che restringere la finestra temporale in cui vengono consumati i pasti, come nel digiuno intermittente. L’intervallo di tempo tra il primo e l’ultimo pasto della giornata non è associato alla variazione di peso nei sei anni di follow up dello studio.
Ai partecipanti è stato misurato peso e altezza due anni prima del periodo dell’arruolamento allo studio. Più dell’80% dei partecipanti erano adulti bianchi, il 12% neri, ed il 3% asiatici. La maggior parte aveva un titolo di studio universitario o maggiore. L’età media era di 51 anni e l’indice di massa corporeo (BMI) medio era di 30.8 (obesità, classe 1). I partecipanti con più alto BMI al momento dell’arruolamento erano per lo più bianchi adulti, più anziani, affetti da diabete mellito tipo 2 o da elevati livelli pressori, avevano un livello di istruzione più basso, mangiavano meno frutta e verdura, avevano un intervallo di tempo più lungo tra l’ultimo pasto e l’ora in cui andavano a letto, ed un intervallo di tempo più corto tra il primo e l’ultimo pasto, rispetto a chi aveva invece un indice di massa corporea inferiore.
Il team dei ricercatori ha creato un’applicazione, Daily24, dove i partecipanti dovevano registrare sonno, pasti, orario del risveglio nelle 24 ore, il più possibile per il primo mese (incoraggiati anche da mail messaggi e notifiche), poi una settimana al mese per sei mesi.
Sulla base delle ore di sonno e dei pasti registrati sull’App, i ricercatori hanno potuto misurare:
– il tempo tra il primo e l’ultimo pasto di ogni giorno;
– il lasso di tempo tra il risveglio ed il primo pasto;
– l’intervallo tra l’ultimo pasto e l’andare a letto.
Hanno calcolato la media di tutti i dati di tutti i giorni per ognuno dei partecipanti.
Dai dati è emerso che:
- L’orario dei pasti non è associato a variazioni di peso durante i sei anni di follow up. Questo includeva l’intervallo tra il primo e l’ultimo pasto, tra lo svegliarsi ed il consumare il primo pasto, tra il mangiare l’ultimo pasto e l’andare a letto.
- Il totale del numero dei giorni con pasti abbondanti (stimate più di 1000 calorie) e dei pasti medi (da 500 a 1000 calorie) erano ognuno associato con incremento del peso corporeo nei sei anni di follow up, mentre pasti meno abbondanti (da 500 calorie o meno) erano associati a riduzione di peso.
- La media dell’intervallo tra il primo e l’ultimo pasto era di 11.5 ore; di 1.6 tra l’ora del risveglio ed il primo pasto, di 4 tra l’ultimo pasto e l’andare a letto; la media delle ore di sonno è stata calcolata in 7.5 ore.
Sebbene lo studio abbia trovato come la frequenza dei pasti ed il totale delle calorie assunte sono un fattore di rischio più forte per le variazioni di peso rispetto all’orario di assunzione dei pasti, i risultati non hanno potuto dimostrare causa ed effetto diretti. Inoltre i ricercatori non hanno potuto determinare se tra i partecipanti c’è stata una perdita di peso intenzionale o escludere che ci siamo state altre variabili associate e preesistenti condizioni di salute.
Saranno necessari ulteriori studi che includano più tipologie di popolazioni.
È importante comunque ricordare che le raccomandazioni dell’American Heart Association per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari sono di limitare l’intake totale di calorie, favorire assunzione di cibi salutari e di incrementare l’attività fisica.
Elisabetta Marotti
PER APPROFONDIMENTI:
https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/JAHA.122.026484
“Association of Eating and Sleeping Intervals With Weight Change Over Time: The Daily24 Cohort” Wendy L. Bennet et al. Journal of the American Heart Association. 2023;0:e026484
https://www.sciencedaily.com/releases/2023/01/230118092030.htm