Covid-19 e obesità: il ruolo dello stigma

Fin dall’inizio della pandemia da COVID-19, l’obesità si è distinta come importante fattore di rischio per l’ospedalizzazione, la terapia intensiva e la mortalità.

Un commento pubblicato su Metabolism Clinical and Experimental ha esplorato le molteplici vie causali attraverso cui l’obesità peggiora il rischio di sviluppare un’infezione grave.

L’obesità, infatti, espone non solo a una maggiore vulnerabilità biologica, ma spesso si associa a disparità socioeconomiche e allo lo stigma del peso. 

Differenti meccanismi biologici potrebbero spiegare il legame tra obesità e COVID-19 severa: lo stato proinfiammatorio cronico, la disfunzione immunitaria e l’alterazione della fisiopatologia respiratoria. 

Nonostante le molteplici ipotesi biologicamente plausibili, i contributi specifici e relativi di questi meccanismi rimangono ad oggi poco definiti.

Diversi studi americani e inglesi hanno, inoltre, evidenziato la sproporzione dei casi di COVID-19 e dei decessi in alcuni gruppi etnici tra cui ispanici e afroamericani e nei soggetti con più basso livello socioeconomico.

Data la diffusione di obesità in questi gruppi, gli Autori sottolineano l’importanza di considerare le disparità socioeconomiche come ulteriore fattore di rischio per COVID-19 grave.

Gli Autori del commento affermano, infatti, che prendendo in considerazione i fattori di rischio individuali e sociali nella relazione tra obesità e COVID-19, dobbiamo anche valutare il ruolo dei pregiudizi interpersonali e della discriminazione.

È noto, tuttavia, che lo stigma del peso influisca negativamente in contesti medici e pubblici ed è probabile che abbia un impatto sull’epidemiologia di COVID-19.

La prevalenza di discriminazione del peso è stimata al 19-42% tra gli adulti con obesità ed è diffusa tra medici, infermieri e altri operatori sanitari.

Gli individui con obesità sono particolarmente propensi a ritardare le cure, o ad evitarle completamente, a causa di pregiudizi e umiliazioni sperimentate nelle strutture sanitarie.

Lo stigma del peso e le sue conseguenze cumulative dovrebbero essere considerate un elemento di vulnerabilità prevalente e distinta che interagisce con i rischi biologici e socioeconomici esitando in forme più gravi di COVID-19. 

L’effetto deleterio dello stigma ricade in modo sproporzionato sulle minoranze e sui gruppi socio-economicamente svantaggiati più colpiti da obesità, razzismo e altre forme di discriminazione.

Gli Autori individuano tre differenti risposte al quadro delineato.

In primo luogo, sono necessarie ulteriori ricerche per quantificare l’impatto dell’elusione sanitaria per le esigenze mediche legate al COVID e non.

Proprio i pazienti con condizioni mediche stigmatizzate come l’obesità sono particolarmente a rischio.

Tutte le analisi svolte su obesità e sue comorbilità come fattori di rischio per COVID-19 trarrebbero vantaggio da una ricerca più completa che integri dati su razza, etnia e svantaggio socioeconomico.

In secondo luogo, con le parole e con le azioni, bisogna affermare più che mai attivamente la dignità dei pazienti. 

La comunicazione del rischio basata sull’evidenza dovrebbe essere sempre rispettosa ed evitare di ridurre gli individui alle loro condizioni mediche. 

Per quanto lo stigma possa essere scomodo da riconoscere e difficile da misurare e affrontare, è doveroso riconoscerne l’impatto e, laddove possibile, identificare e segnalare pregiudizi espliciti e impliciti soprattutto nei contesti clinici.

Terzo, bisogna valutare l’opportunità di ridefinire le modalità di assistenza.

Gli strumenti di salute digitale potrebbero essere opzioni aggiuntive per i pazienti con obesità utili a ridurre lo stigma percepito.

Sebbene sia complessa, la misura diretta di stigma percepito e altri disagi psicologici durante la pandemia potrebbe aiutare a evidenziare le difficoltà della pratica attuale offrendo soluzioni alternative e più efficaci per il supporto del paziente.

È quindi importante ricordare che le persone con obesità si trovano ad affrontare una serie di vulnerabilità sovrapposte nella pandemia di COVID-19.

Affrontare queste vulnerabilità in modo collettivo e attivo significa compiere un significativo passo in avanti verso l’equità della salute.

Dr.ssa Maria Luisa Fonte

Medico Specialista in Scienza dell’Alimentazione