Sono stati da poco pubblicati sulla rivista Diabetologia i risultati di uno studio epidemiologico che suggerisce come una dieta a basso carico glicemico, come la dieta mediterranea, può ridurre l’incidenza di diabete di tipo 2. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori appartenenti ad università e istituti sia italiani, Istituto Mario Negri di Milano, Università degli Studi di Milano che stranieri Harvard School of Public Health, University of Athens, University of Toronto. Sono stati analizzati i dati di oltre 20000 soggetti, provenienti dalla coorte greca dello studio epidemiologico EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), tuttora in corso.
Tutti i partecipanti avevano completato un questionario semi-quantitativo sui consumi alimentari al momento dell’arruolamento. Da queste informazioni, è stato calcolato un punteggio di aderenza alla dieta mediterranea tradizionale (MDS), così come un punteggio per misurare i carboidrati disponibili nella dieta in termini di carico glicemico (GL). Fra i partecipanti allo studio, seguiti per 11 anni, si sono verificati 2.330 casi di diabete tipo 2.
Incrociando i dati raccolti è emerso che coloro che hanno un indice DM maggiore di 6 hanno un rischio di diabete ridotto del 12% rispetto a chi ha meno di 4; chi è nel livello più alto di GL ha un rischio aumentato del 21% rispetto a chi è nel livello più basso. Ma una dieta che combina aderenza alla DM e carboidrati “light” o a basso GL riduce il rischio di diabete del 20%.
Secondo un commento della dott.ssa Marta Rossi, prima autorice del lavoro “Il ruolo della dieta mediterranea nel controllo del peso è controverso, e l’aderenza alla DM non è associata a variazione di peso. Ciò suggerisce che la protezione della dieta mediterranea contro il diabete non avviene tramite il controllo del peso, ma con altri fattori dietetici”.
Secondo la dott.ssa Federica Turati dell’Istituto Mario Negri, co-autrice del lavoro “una possibile spiegazione del suo effetto protettivo è l’olio extravergine di oliva, ricco di grassi monoinsaturi e povero di grassi saturi”. Quanto ai carboidrati, il prof La Vecchia dell’Università degli Studi di Milano spiega che “una dieta con un alto carico glicemico porta rapidi aumenti di glucosio e conseguenti aumenti di insulina nel sangue. L’aumentata richiesta di insulina porta a lungo andare ad un progressivo declino funzionale delle cellule beta del pancreas e di conseguenza ad un’alterata tolleranza al glucosio e a una maggiore resistenza all’insulina, fattore predittivo del diabete”.
Il minor rischio di diabete, quindi, si ha certamente seguendo la dieta mediterranea, ma privilegiando carboidrati a basso indice glicemico.
Sara Tulipani
Riferimento bilbiografico:
Rossi et al. Mediterranean diet and glycaemic load in relation to incidence of type 2 diabetes: results from the Greek cohort of the population-based European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC). Diabetologia (2013) 56:2405–2413