Bassi livelli ematici di vitamina K limitano la mobilità negli anziani e causano disabilità motoria

Bassi livelli ematici di vitamina K limitano la mobilità negli anziani e causano disabilità motoria. Questo è quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori del “Jean Mayer USDA Human Nutrition Research Center on Aging” della Tufts University. Qui, gli scienziati hanno identificato un nuovo fattore che deve essere considerato per il mantenimento della mobilità e dell’indipendenza in età avanzata.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Journal of Gerontology: Medical Sciences. Si tratta del primo volto a valutare l’associazione tra biomarcatori delle disponibilità corporee di vitamina K e l’inizio della limitazione della mobilità e della disabilità negli anziani. Questo studio ha considerato i dati di 635 uomini e 688 donne, di età compresa tra 70-79 anni, partecipanti al progetto Health ABC. In Health ABC, la mobilità è stata valutata ogni sei mesi per sei-dieci anni attraverso visite cliniche annuali e interviste telefoniche. Per la presente analisi, i ricercatori hanno definito la limitazione della mobilità come due rapporti semestrali consecutivi che manifestavano una qualsiasi difficoltà nel camminare per un quarto di miglio o nel salire 10 gradini senza riposo. Allo stesso tempo, l’invalidità motoria è stata valutata come due rapporti semestrali consecutivi dove fossero presenti difficoltà o incapacità a camminare o a scalare una rampa di scale.

A causa dell’aumento dell’età media della popolazione, è importante comprendere la varietà dei fattori di rischio per la disabilità motoria. Bassi livelli di vitamina K erano già stati correlati ad un aumentato rischio di insorgenza di malattie croniche che possono predisporre alla disabilità. Ma lo scopo di questo lavoro è stato quello di capire se esista una correlazione diretta tra Vitamina K e riduzione della mobilità e se, eventualmente, questa sia importante solo in fase adulta o addirittura dall’infanzia. Precedenti studi avevano scoperto che bassi livelli ematici di vitamina K causavano una riduzione della velocità media dell’andatura ed aumentavano il rischio di artrosi.

Questo nuovo studio ha esaminato due biomarcatori: 1) i livelli circolanti di vitamina K (fillochinone) e 2) la disponibilità della forma attiva della vitamina K (plasma ucMGP). Utilizzando i dati dei partecipanti provenienti dallo studio sulla salute, sull’invecchiamento e sulla composizione corporea (Health ABC), lo studio ha rivelato che gli anziani con bassi livelli ematici di vitamina K hanno una maggiore probabilità di sviluppare limitazioni della mobilità e disabilità motorie. L’altro biomarcatore, (valori plasmatici di ucMGP), non ha mostrato chiare associazioni significative.

In particolare, gli anziani con bassi livelli ematici di vitamina K manifestavano quasi 1,5 volte in più la probabilità di sviluppare limitazioni della mobilità e quasi il doppio delle probabilità di sviluppare disabilità motorie rispetto a quelli con livelli sufficienti. Ciò sia per gli uomini sia per le donne.

Sebbene l’associazione tra questo biomarcatore e la disabilità motoria sia stata confermata, occorre anche considerare che i livelli ematici di Vitamina K possono essere influenzati da ulteriori fattori noti o sconosciuti. Per cui, sono necessari ulteriori studi per comprendere più intimamente la relazione e la fisiologia della Vitamina K in relazione all’attività motoria.

A questo riguardo, occorre ricordare che i livelli circolanti di vitamina K riflettono la quantità assunta con la dieta. Le migliori fonti alimentari di vitamina K includono verdure a foglia verde come spinaci, cavoli e broccoli e alcuni prodotti caseari. Per un adulto medio, una tazza di spinaci crudi fornisce circa 145 microgrammi (mcg) di vitamina K1 (corrispondente al 181 percento del fabbisogno giornaliero – f.g.), mentre una tazza di cavolo crudo fornisce 113 mcg, (141 % del f. g.) e metà di una tazza di broccoli bolliti tritati fornisce 110 mcg, (138 percento del f.g.).

 

Giacomo Pagliaro

 

Per maggiori info

https://academic.oup.com/biomedgerontology/advance-article-abstract/doi/10.1093/gerona/glz108/5485918?redirectedFrom=fulltext