Mangiare cibi sani è solo metà dell’equazione di una buona alimentazione: l’altra metà dipende da se stiamo mangiando sotto stress, o se al contrario ci troviamo in un stato psicofisico ideale per digerire e assimilare gli alimenti. La vitamina T di «tempo» da dedicare ai pasti è un supernutriente essenziale per gustare il cibo e favorire una corretta digestione.
Ti descriveresti come una persona che mangia velocemente, moderatamente o lentamente?
Se hai risposto “lentamente”, mi congratulo con te. Se invece pensi di essere lontano dal mangiare lento e magari condisci con un pizzico di stress la tua esperienza alimentare…varrebbe la pena di prestare attenzione a come mangi prima ancora di cosa mangi.
L’abitudine di mangiare in fretta non è che una delle tante scomode eredità della nostra cultura, innamorata della velocità. Mangiare sotto stress non è solo comune, spesso sembra essere un vero e proprio “requisito sociale” necessario per mantenere un lavoro, una famiglia organizzata, una vita al passo con i tempi.
Bisognerebbe però fermarsi un attimo a riflettere se i ritmi moderni siano realmente imposti o se siamo noi ad auto-imporci quotidianamente dosi di stress inutili e dannose. Anche a tavola.
La risposta fisiologica dello stress
La risposta dello stress è un fenomeno fisiologico complesso e funzionale: si tratta di un meccanismo di sicurezza perfezionato nel corso della nostra storia evolutiva inizialmente finalizzato a garantire la sopravvivenza in situazioni di pericolo per la vita.
In una situazione di reale pericolo (un agente aggressore, un disastro naturale, un incidente che mette improvvisamente a rischio la nostra incolumità), l’organismo attiva una serie di cambi metabolici espressamente diretti a garantire la sopravvivenza e massimizzare l’efficienza delle due possibili risposte al pericolo: lottare o fuggire. Quando la risposta allo stress è attivata, aumentano i livelli ematici di ormoni che aiutano a fornire energia immediata per la lotta o fuga (adrenalina, noradrenalina, cortisolo), la frequenza cardiaca accelera, la pressione arteriosa aumenta, la respirazione diventa più veloce e meno profonda e il flusso sanguigno viene deviato dal centro del corpo al cervello (per pensare rapidamente) e agli arti inferiori e superiori, per avere energia disponibile per combattere o fuggire.
Ha quindi tutto il senso del mondo che in un momento percepito come di pericolo e lotta per la sopravvivenza l’organismo non sprechi energia nel digerire la colazione o il pranzo!
Stress disfunzionale: in stato di allarme continuo
Il problema arriva quando viviamo letteralmente in uno stato di allarme permanente e in assenza di un reale pericolo di vita, sottoponendo il corpo a uno stato di stress cronico di basso livello.
Credo che sia successo a tanti di mordicchiare il ciambellone e buttar giù il caffelatte a grandi sorsate mentre ci vestiamo e ci prepariamo in fretta a uscire per evitare di arrivare tardi al lavoro, o di consumare un pranzo in fretta di fronte al computer, sopraffatti dal lavoro, o di mangiare mentre mentalmente rivediamo tutte le cose da fare nella giornata e pensiamo a tutt’altro fuorché al cibo che stiamo ingerendo. O di cenare arrabbiati per una discussione avuta poco prima con il nostro partner o i nostri figli, rimuginando e nutrendo la rabbia invece di lasciarla andare e dedicarci al piacere di mangiare.
In questi momenti di stress, il corpo non ha la minima idea di cosa stia realmente succedendo, e ancor meno la capacità di comprendere che non c’è nessun reale pericolo di vita o di morte: dal momento in cui il cervello percepisce lo stress, e in base alla sua intensità, i vari cambiamenti fisiologici che garantiscono le risposte di lotta o fuga vengono comunque attivati, compreso un certo blocco digestivo.
Non c’è quindi da stupirsi se quando si mangia in uno stato di ansia o stress si possono presentare sintomi come bruciore di stomaco, gas, coliche o crampi, stanchezza dopo i pasti e molti altri disturbi digestivi cronici. Molte persone hanno la sensazione che il cibo si paralizzi nello stomaco, e questo è davvero ciò che accade finché il corpo non esce dallo stato di “pericolo” e ritorna al normale funzionamento digestivo.
La vitamina T di Tempo: diagnosi e trattamento
Darsi l’opportunità di mangiare lentamente e ritagliarsi consapevolmente un tempo per vivere ogni pasto (e la vita) in modo tranquillo è un atto compassionevole verso il proprio corpo e la mente.
Se ti sei auto-diagnosticato una carenza di vitamina T, la cura inizia identificando qual è il pasto della giornata che consumi più velocemente, con un più alto livello di stress o con meno attenzione al cibo e all’atto di mangiare. Dopo questa fase di auto-osservazione e consapevolezza, potrai sperimentare un nuovo modo di vivere l’esperienza del mangiare: regalandoti tempo a ogni pasto, cercando un contesto più piacevole e confortevole, godendo di una pausa preziosa dal ritmo quotidiano.
Ad esempio, se di solito fai colazione in cinque minuti, in piedi mentre ti vesti o rispondi alle prime e-mail del giorno, scopri come ti senti a fare colazione prendendoti dieci minuti di tempo invece di cinque, sedendoti a tavola con la schiena appoggiata allo schienale della sedia, respirando tra un boccone e l’altro e concentrando la tua attenzione su nient’altro che il cibo.
Aumentare il tempo trascorso a pranzo o a cena può richiedere una maggiore riorganizzazione degli orari e delle attività quotidiane e un certo grado di collaborazione da parte del proprio contesto famigliare o professionale. Ma anche in questo caso, li cambio di abitudini è possibile: una strategia potrebbe essere quella di condividere la propria intenzione di aumentare i livelli di vitamina T con famigliari, collaboratori o manager, per trovare complici incuriositi e altrettanto motivati e rendere l’ambiente facilitante prima di passare all’azione.
Trasformare in meglio il proprio stile di vita è fatto di questi piccoli passi, ripetuti giornalmente e ben assestati, affinché il cambio sia gradevole e duraturo. Gli effetti di un trattamento a base di vitamina T saranno notati ben presto sia nel corpo che nello spirito. Sperimentare per credere.
Riferimento bibliografico: Marc David, The Slow Down Diet: Eating for Pleasure, Energy, and Weight Loss.
Sara Tulipani, PhD
Life Coach specializzata in cambi di alimentazione e stile di vita
Dottorato di Ricerca in Alimenti e Salute
Master Internazionale in Nutrizione e Dietetica – FUNIBER
sara.tulipani@gmail.com