L’applicazione della mindfulness nel modulare le abitudini alimentari (Mindful Eating) è un settore di ricerca dal crescente interesse. La relazione che ognuno di noi instaura con il cibo rappresenta infatti uno dei processi più oscuri e carichi di comportamenti automatici che svolgiamo ogni giorno senza rendercene conto.
Il modo in cui ci alimentiamo riflette il nostro atteggiamento verso l’ambiente e verso noi stessi, e può essere carico di sentimenti di ansia, insoddisfazione, colpa, vergogna o altre esperienze emotive che non comprendiamo profondamente e contro le quali abbiamo sviluppato una reazione di evasione…attraverso in cibo. Il processo di mangiare può infatti nascondere, in molte occasioni, un tentativo di calmare un’interiorità tesa e frammentata, che vive una certa sofferenza.
La mindfulness (tradotta come piena consapevolezza o attenzione consapevole) si sta rivelando un ingrediente importante per approcciare i problemi del comportamento alimentare in una prospettiva più globale e inclusiva, che non si limita cioè a suggerire quali alimenti vanno inclusi o esclusi da un piano dietetico, misurare le calorie, o imporre modelli di comportamento alimentare.
Attraverso pratiche che includono la meditazione, l’introspezione, la sperimentazione con il cibo, la condivisione di esperienze col gruppo, e l’ascolto e rispetto della propria saggezza interna, il Mindful Eating insegna a prestare attenzione alla nostra esperienza del momento con un atteggiamento aperto e non giudicante, con l’intenzione di essere pienamente presenti in ciò che viviamo in ogni momento. Nel Mindful Eating, nello specifico, un individuo osserva la sua esperienza immediata prima, durante e dopo un pasto. Rendere cosciente il processo di mangiare attraverso l’uso dei sensi ci aiuta a diventare più consapevoli di come, quando, dove, cosa e perché mangiamo, permette quindi di osservare e conoscere meglio le proprie azioni, i pensieri, i sentimenti e le motivazioni, e dare introspezione circa le radici della salute e della felicità.
Con la pratica della meditazione la mente diventa calma e spogliata di tanto “rumore di fondo”, in modo da poter vedere chiaramente. La persona ha la possibilità di addentrarsi nella comprensione di quali afflizioni sono vissute come un vuoto ansioso che deve essere riempito con l’atto di mangiare e altri comportamenti di dipendenza.
Con la mente calma e osservatrice non giudicante, é più facile entrare in contatto con la radice del conflitto da cui scatusiscono i comportamenti alimentari poco sani, integrare l’esperienza angosciante, trovare nuove opzioni di risposta nell’affrontare le pressioni della vita invece di reagire ad esse in modo automatico condizionati da abitudini alimentari viziate. Ed é così libera di scegliere e mangiare cibi sani e nutrienti, utilizzando tutti i sensi per esplorare, assaporare e gustare. La consapevolezza della fame fisica e dei segni di sazietà è fatta per guidare le decisioni su quando iniziare e finire di mangiare.
Tra i pionieri della mindfulness va citata la Dott.ssa Jon Kabat Zinn che sviluppò il programma di riduzione dello stress basato sulla mindfulness (MBSR), ormai usato a integrazione della medicina tradizionale a livello internazionale, per esempio nella gestione della depressione, del dolore e del benessere psichico. Trent’anni di studi scientifici dimostrano che la stragrande maggioranza delle persone che hanno fatto programmi di mindfulness ne hanno beneficiato psicologicamente e fisicamente. Gli studi sulla neuroplasticità dimostrano i cambiamenti che si verificano nel cervello in aree legate alla gestione delle emozioni, dello stress, dell’empatia, della memoria, ecc. dopo le prime settimane di pratica.
Dott.ssa Sara Tulipani, PhD
Essential Coach, Master Internazionale in Nutrizione e Dietetica – FUNIBER, Biologa Nutrizionista
sara.tulipani@gmail.com
Per maggiori informazioni circa le evidenze scientifiche finora accumulate sugli effetti del mindfulness nel modulare i comportamenti alimentari:
A structured literature review on the role of mindfulness, mindful eating and intuitive eating in changing eating behaviours: effectiveness and associated potential mechanisms. Warren JM, Smith N, Ashwell M. Nutr Res Rev. 2017 Jul 18:1-12. doi: 10.1017/S0954422417000154