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Da sempre il primo rimedio per l’osteoporosi, o meglio per contrastare il rischio di fratture conseguenti a questa patologia, è stato consigliare l’incremento di prodotti lattiero-caseari, quali importante fonte nutrizionale di calcio. Il consumo di latte, di formaggi o altri derivati è sempre stato ritenuto opportuno e, le opinioni contrarie, che mettevano in luce i problemi associati agli effetti acidificanti di tali alimenti, nonché l’apporto di considerevoli dosi di colesterolo e di cloruro di sodio, venivano viste come detrazioni inopportune non supportate da adeguate evidenze scientifiche.

Ma la ricerca è andata avanti e nuovi tasselli si sono aggiunti a questo intricato puzzle, contribuendo a fare realmente chiarezza.

Nello specifico, secondo uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista BMJ, un elevato consumo di latte nelle donne e negli uomini non è associato ad un minor rischio di frattura bensì sembra esporre i soggetti ad un più alto tasso di mortalità. In particolare, le donne che hanno bevuto più di tre bicchieri di latte al giorno hanno riscontrato un rischio di mortalità più elevato rispetto alle donne che hanno bevuto meno di un bicchiere di latte al dì.

Secondo i ricercatori le motivazioni di queste occorrenze vanno ricercate nel fatto che gli elevati livelli di lattosio e di galattosio nel latte -come dimostrato in diversi studi animali- aumentano lo stress ossidativo e l’infiammazione cronica.
Tuttavia, essi sottolineano che il loro studio sia solo in grado di mostrare l’associazione tra questi fattori e non un rapporto di causa-effetto e, di conseguenza, segnalano la necessità di dover interpretare questi risultati con cautela, in attesa che ulteriori ricerche riescano fare completa chiarezza sull’argomento.

Come suddetto, tuttavia, una dieta ricca di prodotti lattiero-caseari è generalmente consigliata (e caldeggiata!) quale rimedio per affrontare il problema dell’osteoporosi e, di conseguenza, per contrastare il rischio di frattura associato, nonostante le sperimentazioni condotte nel passato su questo argomento abbiano fornito dati assolutamente contrastanti riguardo all’efficacia di tali indicazioni nutrizionali.

Questo ha spinto un gruppo di ricerca svedese, guidato dal professor Karl Michaelsson, ad esaminare gli effetti di una aumentata assunzione di latte e prodotti lattiero-caseari.
Due grandi gruppi di 61.433 donne (di età compresa tra 39-74 anni nel 1987-1990) e 45.339 uomini (di età compresa tra 45-79 anni nel 1997) svedesi hanno compilato questionari di frequenza alimentare per 96 alimenti comuni come il latte, lo yogurt e il formaggio. Oltre a questi dati, sono state raccolte altre informazioni volte a conoscere lo stile di vita, il peso, l’altezza, il livello di istruzione, lo stato civile ecc.

Contemporaneamente, i registri nazionali sono stati utilizzati per monitorare i tassi di frattura e di mortalità.
Le donne sono state monitorate mediamente per 20 anni, durante i quali 15.541 sono decedute e 17.252 sono andate incontro a fratture (di cui 4.259 fratture d’anca).
Nelle donne, non è stata osservata alcuna riduzione del rischio di frattura conseguentemente all’assunzione di un più elevato consumo di latte. Mentre i soggetti di sesso femminile che avevano bevuto più di tre bicchieri di latte al giorno (in media 680 ml) avevano fatto registrare un più alto tasso di mortalità rispetto alle donne che hanno bevuto meno di un bicchiere di latte al giorno (in media 60 ml).

Gli uomini sono stati monitorati mediamente per circa 11 anni, durante i quali 10.112 sono morti e 5.066 sono andati incontro a fratture (di cui 1.166 casi di frattura dell’anca). Anche gli uomini avevano mostrato un aumentato numero di decessi associato ad un maggior consumo di latte, anche se meno pronunciato che nelle donne.

Un’ulteriore analisi ha mostrato un’associazione positiva tra l’assunzione di latte e biomarcatori di stress ossidativo e l’infiammazione.
Al contrario, un elevato apporto di prodotti lattiero-caseari fermentati a basso contenuto di lattosio (tra cui yogurt e formaggio molto stagionato) è risultato associato a tassi ridotti di mortalità e fratture, in particolare nelle donne.
Da quanto emerso,  i ricercatori concludono che un maggior consumo di latte e di formaggi freschi nelle donne e negli uomini non sia accompagnato da un minor rischio di frattura ma, invece, può essere associato ad un più alto tasso di mortalità.

Di conseguenza, l’assunzione di alimenti ricchi di lattosio e galattosio deve essere cauta e ben ponderata e, probabilmente non indicata quale rimedio per contrastare il rischio di fratture osteoporotiche.

Giacomo Pagliaro
Per maggiori informazioni:
http://www.bmj.com/content/349/bmj.g6015