I ricercatori hanno sdoganato le mandorle (e non solo): 30 g al giorno di mandorle – non zuccherate né salate – aiutano nella prevenzione di numerose malattie abbassando del 20% la mortalità per qualsiasi causa di morte. Ma c’è di più … non solo le mandorle ma anche arachidi, noci e altra frutta oleaginosa (detta anche a guscio) sono responsabili di tale effetto positivo sulla salute. Ben diverso è invece l’effetto della frutta secca quale albicocche o fette di mela o fette di banana ne tanto meno datteri, uvetta sultanina, fichi secchi. Queste sono molto ricche di zuccheri semplici, e non solo, pertanto il loro effetto sulla salute non è certo positivo.
Lo studio pubblicato recentemente su the New England Journal of Medicine ha portato numerosi e convincenti dati seppur rimane ancora da ben chiarire il meccanismo biomolecolare che sottende a tale effetto seppur c’è stata una intuizione.
Un’assunzione regolare e moderata, cioè i 30 grammi/die sopracitati, di tale frutta sono in grado di abbassare la mortalità.
Numerosi studi avevano in passato dimostrato l’esistenza di una relazione positiva tra l’aumento del consumo di noci, arachidi, mandorle e simile e un minor rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, diabete tipo II, cancro al colon, calcoli biliari e diverticoli. Ora i dati sono veramente tanti e convincenti.
Lo studio ha raccolto, infatti i dati di due importanti studi quali il Nurses’ Health Study (ha coinvolto ben 76.464 donne, seguite tra il 1980 e il 2010) e lo Health Professionals’ Follow-up Study (ha coinvolto ben 42.498 uomini, seguiti dal 1986 al 2010).
Questo il risultato davvero sorprendente:
30 grammi/1 volta/settimana garantisce una riduzione della mortalità dell’11%; questa sale al 13% se anche il consumo sale a 2-4 volte settimana; sale ancora al 15% per 5-6 volte settimana e raggiunge il 20% nel caso di un consumo quotidiano.
L’intuizione sul possibile meccanismo biomolecolare parte dal mettere il massimo dell’attenzione sull’effetto di importanti nutrienti (acidi grassi, fibra, antiossidanti…) sulla riduzione dei livelli ematici di colesterolo come pure sulla riduzione dello stress ossidativo e conseguente riduzione dei radicali liberi. Inoltre si ipotizza un effetto sulla riduzione dello stato infiammatorio, della adiposità e lo sviluppo del meccanismo dell’insulino-resistenza.
Letizia Saturni