A ottobre dello scorso anno sono state pubblicate le nuove linee guida aggiornate per lo svezzamento o, come è più corretto chiamarle, per l’alimentazione complementare dai 6 ai 23 mesi di età.
Questa seconda espressione, infatti, richiama più facilmente il concetto principale, più volte stressato all’interno del documento: l’alimentazione orale solida, almeno sino ai 12 mesi dell’infante, è secondaria e appunto “complementare” rispetto al latte, materno o in formula che sia.
Il forte suggerimento da parte dell’OMS è quello di proseguire con l’allattamento almeno sino ai 23 mesi, sebbene con basso livello di evidenza. A tale proposito, si rimarca l’importanza del sostegno all’allattamento al seno e la necessità di proteggere le puerpere e le famiglie dal marketing di prodotti sostitutivi del latte materno.
Quali i principali punti di rilievo in queste raccomandazioni?
In primis, l’abbandono dei cronoinserimenti, tanto cari ai nostri pediatri e genitori. Non viene più stabilito un timing ferreo con le varie tappe a partire dalla proposta della frutta frullata, è difatti dimostrato che introdurre sin da subito tutti gli alimenti riduce lo sviluppo di reazioni allergiche in età pediatrica e adulta anziché favorirlo come si temeva.
Il latte vaccino, sebbene con il condizionale, potrebbe essere introdotto già a partire dal sesto mese in bambini non allattati al seno, e in maggior misura dopo i 12 mesi.
L’età consigliata di avvio per l’alimentazione complementare è pari a sei mesi; ricordiamo però che andrebbero sempre soddisfatti requisiti fondamentali come mantenimento autonomo della postura seduta, interesse verso il cibo e perdita del riflesso di estrusione e tale soddisfacimento risente di una variabilità interindividuale da non sottovalutare, pertanto alcuni bimbi potrebbero necessitare di un adeguamento ai propri tempi. La Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica raccomanda l’avvio dell’alimentazione complementare non prima dei 4 e non dopo i sei mesi di età.
A tal proposito, uno dei primi assunti delle raccomandazioni è l’importanza di considerare il singolo caso prima delle linee guida generali. Ogni bimbo è diverso e diversi saranno i tempi del suo percorso!
Viene stressata l’importanza di fornire quotidianamente alimenti di origine animale o in alternativa legumi e viene rimarcata l’importanza biologica di noci, semi oleosi, frutta e verdura e si ricorda infine che per il valore nutrizionale ed energetico è bene non manchino mai e non vengano ridotte le loro porzioni in favore dei cereali che hanno una inferiore densità nutritiva.
Necessario fornire gli alimenti in preparazioni e formati che minimizzino il rischio di soffocamento (i famosi “tagli sicuri”).
Gli zuccheri semplici andrebbero evitati, così come i succhi di frutta al 100%, ai quali andrebbe sempre preferita la frutta, per la presenza di consistenza, l’inferiore densità energetica, per una sana educazione alimentare.
I prodotti “fortificati” cioè addizionati in micronutrienti, andrebbero limitati solo a particolari contesti e quando gli alimenti minimamente processati raccomandati in svezzamento non sono sufficienti ad assicurare l’apporto consigliato all’infante, e solamente sotto indicazione specialistica.
Un punto chiaro e fondamentale che va rimarcato è quello dell’educazione alimentare e nutrizionale, che deve partire sin dalla famiglia e dalla più tenera età, in un’ottica di prevenzione attiva.
Dr.ssa Valentina Fagotto
Fonte:
WHO Guideline for complementary feeding of infants and young children 6–23 months of age, October 2023 ISBN 978-92-4-008186-4