higadoEssere in sovrappeso o obesi può accelerare il processo di invecchiamento del nostro fegato.

E’ quanto scoperto recentemente da un team della University of California-UCLA (USA), dopo aver analizzato una serie di biomarcatori del tessuto epatico di 137 individui.

Poiché le persone obese sono maggiormente esposte al rischio di numerose malattie legate all’invecchiamento, i ricercatori hanno avanzato l’ipotesi, del tutto plausibile ma fino a quel momento soltanto mera ipotesi, secondo cui l’obesità potrebbe aumentare l’età biologica di alcuni tessuti e tipi di cellule. La difficoltà principale consisteva nel trovare il modo per rilevare un simile effetto di invecchiamento accelerato, dato che misurare l’età dei tessuti biologici non è un compito semplice.

Per studiare la relazione tra l’obesità e l’età epigenetica di diversi tessuti umani gli studiosi hanno utilizzato un nuovo biomarcatore di invecchiamento (conosciuto come “orologio epigenetico“) ottenuto calcolando il rapporto tra un elevato indice di massa corporea (BMI) e l’età di metilazione del DNA di cellule ematiche, epatiche, muscolari e adipose.

Inaspettatamente, gli studiosi hanno osservato la presenza di una significativa correlazione positiva tra indice di massa corporea e età epigenetica del tessuto epatico. Solo nel caso del fegato, infatti, si è osservato che per ogni aumento di 10 unità di IMC, in media, l’età epatica aumentava di 3,3 volte. Una parte rilevante dei 279 geni sottoespressi in campioni di fegato “anziani” era rappresentata da geni mitocondriali nucleari che giocano un ruolo nella fosforilazione ossidativa e nel trasporto di elettroni.

Questa scoperta indica che l’accelerazione dell’età epigenetica, che non sembra essere reversibile nel breve termine (ad esempio dopo una rapida perdita di peso indotta dalla chirurgia bariatrica), potrebbe giocare un ruolo importante nella precoce insorgenza, nelle persone obese, di molte patologie legate all’età, tra cui la resistenza all’insulina e il cancro al fegato.

I risultati del lavoro sono stati pubblicati negli atti della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America, PNAS.

L’articolo è visualizzabile al link:

http://www.pnas.org/content/early/2014/10/10/1412759111.abstract