cancro al seno

Il carcinoma mammario è il tumore più comune tra le donne in tutto il mondo e costituisce la principale causa di morte per cancro tra le donne di paesi a medio e alto reddito.

La dieta sembra essere un fattore di rischio chiave, come per molte altre malattie croniche, ma le prove sugli effetti di singoli fattori dietetici sul rischio di carcinoma mammario sono state finora inconcludenti, fatta eccezione per l’associazione con il consumo di alcol. Inoltre, l’evidenza di un possibile associazione tra modelli alimentari globali (ad esempio dieta meditterranea) e rischio di tumore rimane debole perché poco studiata.

Recentissima è la pubblicazione dei risultati di una ricerca condotta proprio per rispondere a questi interrogativi sospesi.

Lo studio (EpiGEICAM) coordinato dalla Dott.ssa Marina Pollan, ricercatrice presso il Centro Nacional de Epidemiología dell’Instituto de Salud Carlos III di Madrid, ha valutato l’associazione tra distinte abitudini alimentari e rischio di carcinoma mammario, in una popolazione spagnola di oltre 2000 donne, suddivisa in casi incidenti di carcinoma mammario e controlli sani, stratificati in base allo stato menopausale e il sottotipo tumorale.

Secondo quanto pubblicato sul British Journal of Cancer,  l’adesione al modello alimentare occidentale è stato correlato a più alto rischio di carcinoma mammario, soprattutto nelle donne in premenopausa.

La dieta cosiddetta occidentale, vale a dire, ricca di cibi grassi, salumi, dolci e bevande caloriche, è la più dannosa e propizia allo sviluppo di cancro al seno, oltre ad essere la più frequente tra le giovani spagnole“, ha detto la Dott.ssa Pollan, coordinatrice dello studio.

Al contrario, i risultati hanno permesso di accumulare nuove prove sui benefici di una dieta ricca di frutta, verdura, legumi, pesce azzurro e oli vegetali per prevenire tutti i sottotipi di tumore. Il modello dietetico di tipo mediterraneo correlava infatti una riduzione fino al 30% del rischio di sviluppo di tumori alla mammella, ad un massimo effetto protettivo nei confronti dei tumori del sottotipo ‘triplo negativo’ (risposta negativa ai tre recettori ER, PR, and HER2), molto aggressivo e privo, attualmente, di un trattamento chemioterapeutico ad hoc.

L’articolo completo è gratuitamente scaricabile al link:

http://www.nature.com/bjc/journal/v111/n7/pdf/bjc2014434a.pdf