Si, credo che ora siano maturi i tempi per far il punto della situazione su una area della nutrizione nota agli esperti come nutrigenomica. Lo spunto viene dalla lettura di una review di recente pubblicazione su Journal of Nutrition and Metabolism!
Dalla Biochimica alla fisiologia, dalla nutrizione alla genomica, dalla proteomica, metabolomica, transcriptomica fino alla epigenetica… tanti nomi più o meno familiari che indicano le tante aree che fanno parte della nutrigenomica. Scopo scientifico è quello di chiarire come i componenti della dieta siano in grado di influenzare positivamente o negativamente l’espressione dei geni. A questa finalità di prima generazione oggi invece se ne aggiunge un’altra, cioè gli studi di nutrigenomica sono volti alla comprensione di come i nutrienti sono in grado di proteggere il genoma.
Gli scienziati al termine del Progetto Genoma Umano, hanno cominciato ad interrogarsi sulla capacità dei composti bioattivi presenti nel cibo di condizionare la salute di un soggetto. In tale ottica appare evidente che si potrebbe incidere sui sintomi di una malattia già manifesta e/o si potrebbe fare prevenzione con particolare riguardo per le patologie cronico-degenerative. Questo sicuramente avrebbe ricaduta positiva sulla salute pubblica e sui costi ad essa correlati, in tutte le parti del mondo.
La salute e la malattia dell’uomo hanno due importanti determinanti: il cibo e l’ambiente. Lo studio di tale relazione da sempre ha interessato la comunità scientifica e la paternità va riconosciuta ad Ippocrate. Da qui si è progrediti sempre di più e potremmo davvero delineare una simbolica linea del tempo che da Ippocrate prosegue nell’Era della Chimica Analitica. E’ questo il momento storico in cui Lavoisier comprende il metabolismo del cibo, cioè la sua trasformazione in acqua, Co2 ed energia mentre grazie a Liebig si ha l’identificazione dei macronutrienti: carboidrati, proteine e lipidi. Nella successiva Era della nutrizione chimica ed analitica, si mette in luce l’importanza dei processi della respirazione e dell’ossidazione per giungere al IX sec, l’Era della Biologia, durante la quale si definisce il ruolo della nutrizione nello sviluppo e prevenzione delle patologie cronico-degenerative quali patologie cardiovascolari, neoplasie, diabete e neurodegenerative.
Oggi siamo nell’Era Post-genomica e si completa il quadro integrando 3 macro-aree: area biologica, sociale ed ambientale. Proprio in questa era grazie alla bioinformatica sono stati compiuti importanti progressi nelle scienze omiche quali proteomica, metabolimica, trascriptomica.
Al centro delle attenzioni scientifiche c’è la connessione tra nutrigenomica e malattie croniche non trasmissibili. Da una parte, la nutrizione che porta all’organismo carboidrati&grassi per l’energia, proteine per le strutture di supporto, fino alle vitamine, minerali&phytocomposti che intervengono nell’omeostasi e controllo metabolico. Dall’altra parte abbiamo diverse malattie correlata con alcuni componenti del cibo quali celiachia, fenilchetonuria, tumore, malattie dismetaboliche, patologie cardiovascolari. Ecco l’importanza della nutrigenomica mostrando un nuovo modo di lavorare nelle scienze della nutrizione. Ci sono connessioni strette tra cibo e codice genetico ma ora sappiamo sia come l’organismo risponde alle interferenze che come spiegare poi il fenotipo.
Tante sono le novità e sicuramente nuovi orizzonti si aprono al nutrizionista grazie anche alla conoscenze delle scienze della comunicazione e del marketing. Ci si allontana sempre più dallo schema anonimo a vantaggio di una consulenza nutrizionale personalizzata che non solo induce cambiamenti alimentari e migliora lo stile di vita ma è anche in grado di gestire al meglio una diagnosi e ritardare l’evoluzione di una patologia cronica.
Fonte: Nutrigenomics: Definitions and Advances of This New Science.
Letizia Saturni