Non sarebbe la riduzione delle dimensioni dello stomaco a provocare la perdita di peso e la remissione delle co-morbidità associate all’obesità (ad esempio, il diabete di tipo 2) dopo un intervento di chirurgia bariatrica, ma piuttosto un profondo cambiamento nel metabolismo gastro-intestinale. Questo è quanto emerso da uno studio pubblicato una settimana fa su Nature, condotto dai ricercatori delle Università di Cincinnati (UC) e Göteborg (Svezia), e del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center.
La Vertical Sleeve Gastrectomy (VSG) è un particolare tipo di chirurgia bariatrica in cui circa l’80% dello stomaco viene rimosso, imponendo così un limite fisico alla quantità di cibo che può essere consumato ad ogni pasto.
“Secondo l’ipotesi più convenzionale” dice il ricercatore principale Randy Seeley, PhD – professore nella divisione di Endocrinologia, Diabete e Metabolismo della UC e direttore del Cincinnati Diabete & Obesity Center– “quando si effettua la riduzione delle dimensioni dello stomaco, i pazienti perdono peso a causa della riduzione della capacitá dello stomaco, che li porta a introdurre meno calorie. Questo studio è invece la prima evidenza empirica che il valore terapeutico di VSG non è una conseguenza del vincolo meccanico legato alla riduzione dello stomaco, ma il risultato di un aumento circolanti acidi biliari“.
A seguito dell’intervento avverrebbe infatti un cambiamento importante nel metabolismo degli acidi biliari, che in parte dipenderebbe dal loro legame ad un recettore nucleare chiamato FXR.
La scoperta è stata fatta confrontando l’esito post-chirurgico in due modelli murini (topi wild-type rispetto a topi knock-out per il recettore FXR) sottoposti a una dieta obesogenica e poi sottoposti a trattamento chirurgico. Pur avendo un sacchetto più piccolo , o “manica”, dice Seeley, roditori senza il recettore FXR non hanno perso peso. I ricercatori hanno osservato che in assenza di FXR tanto la perdita di peso come il miglioramento del diabete risultano meno evidenti.
Poiché gli acidi biliari e recettori FXR interagiscono con le comunità microbiche che popolano l’intestino, i ricercatori hanno visto e studiato anche la composizione batterica intestinale dopo la VSG, scoprendo che l’intervento comporta cambiamenti in diverse specie batteriche chiave, precedentemente associate al rischio di diabete di tipo 2, e che questi cambiamenti hanno riguardato FXR e acidi biliari.
“Manipolare la composizione della flora batterica intestinale è un altro modo che potrebbe, pertanto, essere un mezzo per simulare il funzionamento dell’intervento chirurgico senza l’intervento stesso” dice Karen Ryan, PhD, autrice principale del lavoro.
Considerando l’importanza di comprendere più a fondo il perché del successo della chirurgia nella cura dell’obesità e delle malattie associate (come il diabete di tipo 2), questo studio offre un valido punto di partenza per l’esplorazione di futuri trattamenti alternativi per l’obesità, tra cui trattamenti dietetici a base di pre- e probiotici.
Sara Tulipani
Riferimento bibliografico:
Karen K. Ryan, Valentina Tremaroli, Christoffer Clemmensen, Petia Kovatcheva-Datchary, Andriy Myronovych, Rebekah Karns, Hilary E. Wilson-Pérez, Darleen A. Sandoval, Rohit Kohli, Fredrik Bäckhed, Randy J. Seeley. FXR is a molecular target for the effects of vertical sleeve gastrectomy. Nature, 2014; DOI: 10.1038/nature13135