Nonostante gli sforzi, molte persone affette da obesità continuano a consumare troppo cibo (iperfagia) rispetto alle loro riserve ed esigenze. Tuttavia in questi pazienti l’ormone della fame, la Grelina, è frequentemente ritrovato a livelli normali o, addirittura, ridotti. Il “Team Inserm 1073 dell’Università di Rouen”, ha appena spiegato il meccanismo che causa questa ” iperfagia paradossale”.
Sembrerebbe che nei pazienti obesi vi siano degli specifici anticorpi che hanno una maggiore affinità con la Grelina, la quale comporta una estesa stimolazione dell’appetito.
Questi risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications. Nonostante l’obesità colpisca oltre il 15 % degli adulti in Francia , i suoi meccanismi costitutivi non sono ancora del tutto spiegati. Normalmente, il controllo preciso del peso e dell’assunzione di cibo è coordinato da una parte specializzata del cervello ( l’ipotalamo).
Quest’ultimo regola l’assunzione del cibo a seconda dei bisogni e delle riserve. In questo modo, dopo un periodo di eccessiva assunzione di alimento e conseguente incremento ponderale, un soggetto sano tenderà spontaneamente a ridurre la sua assunzione di cibo per un determinato periodo allo scopo di tornare al suo peso originario.
Tuttavia in molti obesi, questo meccanismo non funziona correttamente: in effetti, nonostante i loro sforzi , questi soggetti continuano a consumare troppo cibo (iperfagia). Ciò contribuisce a mantenere un peso più elevato o addirittura a farlo aumentare ulteriormente.
Anche in questo caso, il loro cervello dovrebbe valutare questa condizione di aumento ponderale e, conseguentemente, ridurre ulteriormente l’assunzione di cibo per favorire la perdita di peso. In realtà questo non avviene. A tale condizione si associa una ulteriore e sorprendente osservazione: i livelli dell’ormone della fame (la Grelina, prodotta dallo stomaco e agente sull’ipotalamo) sono normali o, addirittura, bassi.
A tal proposito il team Inserm 1073 ha condotto alcune ricerche per approfondire e spiegare questa situazione. In particolare i ricercatori hanno evidenziato la presenza di anticorpi specifici nel sangue di pazienti obesi, in grado di manifestare una forte affinità per la Grelina. Conseguentemente essi, legandosi a questo ormone, sono in grado di proteggere la Grelina dalla sua rapida degradazione senza però influenzarne la capacità di stimolazione ipotalamica. Tutto ciò si traduce nel fatto che la Grelina resterà nel sangue per un periodo superiore al normale, continuando a stimolare l’ipotalamo e, di fatto, aumentando l’appetito. Questa affinità anticorpale per la Grelina sembra esaltata nei soggetti obesi rispetto ai pazienti normopeso o in situazione di anoressia. Lo studio è stato condotto su topi da laboratorio. Agli animali, suddivisi in due gruppi, sono stati somministrati Grelina e estratti anticorpali provenienti da topi geneticamente obesi (primo gruppo) e da topi normopeso (secondo gruppo).
I topi ai quali era stata somministrata Grelina in associazione di immunoglobuline “obese” dimostravano una sostanziale iperfagia rispetto all’altro gruppo.
Al contrario, i topi che avevano ricevuto Grelina in associazione ad estratti anticorpali provenienti da topi normopeso dimostravano una buona capacità di regolazione della fame e, conseguentemente, dell’assunzione del cibo.
Questa scoperta apre una nuova opportunità per contrastare l’iperfagia nell’obeso.
Giacomo Pagliaro
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