imageSecondo un nuovo lavoro pubblicato sulla rivista Journal of Nutrition sembrerebbe di sì. In effetti questo studio basato su un monitoraggio della durata di circa un anno di un campione di popolazione composta da 807 uomini e donne di 65 anni o più, ha analizzato l’effetto di diete ricche di polifenoli per mezzo di un biomarcatore nutrizionale –  la concentrazione urinaria totale di polifenoli (TUP) – come misura sostitutiva di assunzione di queste importanti sostanze antiossidanti.
I risultati ottenuti dimostrano che lo sviluppo e l’uso di biomarcatori nutrizionali consente di fare una stima più precisa e, soprattutto, più oggettiva riguardo alla reale assunzione  di queste importanti sostanze in quanto non basata solo sulla memoria dei partecipanti. Inoltre, i  biomarcatori nutrizionali tengono conto della effettiva biodisponibilità e delle differenze individuali. Oltre ciò la ricerca pubblicata dimostra che la mortalità complessiva era ridotta del 30% nei partecipanti che avevano diete ricche di polifenoli ( > 650 mg / die) rispetto a soggetti con assunzioni inferiori ( < 500 mg / die ). Anche in questo caso i risultati rafforzano le prove scientifiche che suggeriscono che le persone che consumano diete ricche di frutta e verdura sono a minor rischio di diverse malattie croniche e la mortalità complessiva è ridotta.
Quanto detto, consolida la necessità di investire nella ricerca di biomarcatori nutrizionali efficaci e sensibili, in modo da poter avere una misura oggettiva della reale biodisponibilità di alcuni componenti dei cibi assunti con la dieta giornaliera e i loro possibili effetti sulla salute umana.
Giacomo Pagliaro