La vitamina D3 e gli acidi grassi omega-3 possono aumentare la capacità del sistema immunitario di eliminare dal cervello le placche amiloidi. Tali placche sono associate con il morbo di Alzheimer.

Una nuova ricerca ha individuato il meccanismo attraverso cui la vitamina D e gli omega 3 agiscono. Si tratta di uno studio pilota, pubblicato sul Journal of Alzheimer, che ha identificato i geni chiave e le reti di segnalazione regolate dalla vitamina D3 e dall’acido docosaesaenoico (DHA), un grasso omega 3, che possono aiutare nel controllo dell’infiammazione e favorire l’eliminazione della placca.

L’accumulo di depositi di placca beta-amiloide è associato con un aumento dei danni cerebrali e con la morte cellulare da stress ossidativo. Tutto ciò porta alla perdita della funzione cognitiva, e di conseguenza un aumento del rischio di morbo di Alzheimer, la forma più comune di demenza che attualmente colpisce oltre 13 milioni di persone in tutto il mondo.

Il gruppo di ricerca, sempre sotto la guida del Dr. Milan Fiala della David Geffen School of Medicine, negli Stati Uniti, aveva già effettuato uno studio precedente mirato a chiarire i meccanismi chiave che permettono alla vitamina D3 di eliminare la beta amiloide, la proteina anomala presente nelle placche.

Il nuovo studio ha valutato sia il ruolo della vitamina D che degli omega-3 DHA. Ai fini dello studio, i ricercatori hanno esaminato i campioni di sangue prelevati da due gruppi di partecipanti: un gruppo era costituito da pazienti con Alzheimer, l’altro era costituito da controlli sani.

Dai campioni sono state isolate le cellule immunitarie chiamate macrofagi che sono responsabili dell’eliminazione della beta amiloide e di altri i rifiuti nel cervello e nel corpo. I macrofagi sono stati poi incubati con la beta amiloide per una notte e successivamente è stata aggiunta la vitamina D3 o una forma attiva di acido grasso DHA omega-3 chiamata resolvina D1, per valutarne l’effetto sull’infiammazione e sull’assorbimento di beta amiloide.

I risultati hanno evidenziato che sia la vitamina D3 che la resolvina D1 hanno migliorato la capacità dei macrofagi dei pazienti con Alzheimer di eliminare la beta-amiloide, ed hanno inibito la morte cellulare indotta da beta-amiloide.

Il Dr. Milan Fiala ha detto: “Il nostro nuovo studio getta una nuova luce su un possibile ruolo per le sostanze nutritive, come la vitamina D3 e gli omega-3 nello stimolare l’immunità che aiuta a combattere l’Alzheimer“, e continua: “Potremmo scoprire che abbiamo bisogno di bilanciare attentamente per ogni paziente l’integrazione con vitamina D3 e acidi grassi omega-3, per contribuire a promuovere sistemi efficienti di eliminazione dell’amiloide-beta. Questo è un primo passo per capire in quale forma e in quali pazienti queste sostanze nutrizionali potrebbero funzionare meglio”.

Secondo Fiala, una forma attiva (non ossidata) di DHA omega-3, il precursore della resolvina D1 utilizzata in questo studio, può funzionare meglio di forme di DHA più diffuse sul mercato, che generalmente non sono protette dall’ossidazione che può rendere inattiva una molecola.

Secondo i ricercatori, il passo successivo sarà uno studio più ampio per confermare i risultati, così come uno studio clinico con omega-3 DHA.

Per leggere l’abstract dell’articolo:

http://iospress.metapress.com/content/m73252850m04g801/?genre=article&issn=1387-2877&volume=34&issue=1&spage=155

Dr.ssa Francesca Trinastich