Il professor Mark Mattson dell’Istituto di Neuroscienze, insieme ai ricercatori del National Institute of Aging di Baltimora, hanno evidenziato che il digiuno intermittente aiuta ad ottimizzare la funzione del cervello e a rallentare il processo di invecchiamento.
Da una attenta analisi della letteratura scientifica è emerso che periodi intenzionali di digiuno intermittente possa esercitare effetti positivi sulla salute generale del nostro cervello e ciò è dovuto non solo alla restrizione calorica ma ….ecco alcune considerazioni.
Mangiare stimola il nostro organismo a costruire e a memorizzare sia i nutrienti che le sue tossine. Questo momento biochimico estremamente attivo è essenziale e permette la costruzione di nuove celule, tessuti e accumulo di nutrienti per periodi di scarsità. Tale fase è prevalentemente guidata da un importante ormone sevreto dal pancreas: l’insulina.
Di contro è stato evidenziato che l’ormone della crescita (HGH) è in grado di attivare meccanismi di riparazione genetica, creare cambiamenti fisiologici del metabolismo con lo scopo di mobilitare i grassi e risparmiare proteine. Tutto ciò è un’autoalimentazione del cervello, in cui le cellule riciclano il materiale di scarto, regolamentano i prodotti di rifiuto e di riparazione. Tale fase di pulizia inizia dopo un digiuno prolungato oltre le 6 ore.
Al digiuno intermittente sono state riconosciute altre proprietà benefiche quali la riduzione dell’infiammazione, l’aumento dell’immunità e la riparazione dei tessuti. In particolare è stato evidenziato dal gruppo di ricercatori del Medical Intermountain Heart Center Institute, che uomini che avevano digiunato per 24 ore avevano aumentato del 2000% i livelli ematici di HGH e le donne del 1300%. Al tempo stesso si è verificata una riduzione significativa dei trigliceridi, un innalzamento del HDL-colesterolo ed una stabilizzazione della glicemia.
Ultima considerazione riguarda il fattore neurotrofico derivato (BDNF). Anche i suoi livelli aumentano e tale ormone è in grado di regolare la formazione di nuovi neuroni e conseguente sviluppo di sinapsi. Dalla fisiologia sappiamo infatti che alti livelli di BDNF garantiscono neuroni sani e processi di comunicazione efficaci. Bassi livelli di BDNF sono stati riscontrati in patologie neurodegenerative quali l’Alzheimer con conseguente perdita di memoria e di capacità di elaborazione da parte del cervello.
Fonte: Intermittent Fasting