Allarmanti i dati emersi durante l’ultimo congresso della European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI), tenutosi a Ginevra, in cui sono stati delineati i contorni delle allergie alimentari in Europa. In breve, siamo di fronte a una vera e propria epidemia di allergie alimentari, che ha visto raddoppiare i pazienti allergici negli ultimi dieci anni e, di conseguenza, crescere di sette volte gli accessi in ospedale per reazioni allergiche potenzialmente fatali come l’anafilassi.
I soggetti più a rischio, soprattutto di reazioni anafilattiche gravi, sono proprio i bambini, e un terzo dei casi di anafilassi si verifica proprio a scuola. Fra i più piccoli prevalgono le allergie a latte, uova e noccioline, anche se molto dipende dalle abitudini alimentari di ogni singolo paese (per esempio, nel Regno Unito noci, nocciole e arachidi rappresentano il 50 per cento di tutte le reazioni allergiche, mentre nei paesi nordici prevalgono allergie a crostacei e merluzzo). Tra gli adulti, invece, si è più spesso intolleranti a frutta fresca, verdura e noccioline.
Le CAUSE – Che l’ignoranza generale sulle allergie alimentari sia il vero nemico da combattere lo conferma quanto emerso da una ricerca condotta su 500 bambini nell’arco di tre anni dal Consortium for Food Allergy Research statunitense, recentemente pubblicata sulla rivista Pediatrics, il più delle volte le reazioni allergiche derivano dalla mancanza di supervisione e superficialità da parte di un adulto consapevole (molti i casi in cui nonni o fratelli hanno dato cibi proibiti al piccolo allergico), errori nella preparazione dei piatti o nella lettura delle etichette degli ingredienti, o contaminazioni involontarie. Il risultato, è che il 72 per cento dei bimbi notoriamente allergici, i cui genitori e insegnanti sono consapevoli dei cibi “incriminati”, va comunque incontro a reazioni allergiche circa una volta all’anno. Secondo lo studio, inoltre, il trattamento salvavita con la penna all’adrenalina risulterebbe ancora molto poco usato (in meno di un caso su tre), perché i bambini allergici non ce l’hanno con sé, genitori e insegnanti hanno paura di usarla o anche perché non capiscono quando la reazione è grave e aspettano di vedere più sintomi per esserne certi.
Ma forse il dato piú inquietante emerso dallo studio americano è quello che rivela che l’11 per cento dei genitori somministra intenzionalmente ai figli il cibo allergizzante. “Di solito l’esposizione consapevole è tipica degli adolescenti, che si vergognano della loro allergia o tendono “per natura” a rischiare più del dovuto – osserva David Fleischer, il coordinatore della ricerca –. Nel caso di genitori che lo fanno con bimbi piccoli può dipendere dal desiderio di capire se il figlio ha superato l’allergia, crescendo: tuttavia le reazioni allergiche possono essere molto pericolose e minacciare la vita, test simili vanno fatti solo in ospedale alla presenza di allergologi esperti”.
Ignoranza generale, superficialità, poca sensibilizzazione al problema, quindi, tra le cause piú importanti del boom di casi di allergia alimentare.
Il PROGRAMMA – In risposta all’urgente necessità di informazione ed educazione sulle allergie alimentari, l’EAACI ha lanciato la campagna europea Stop Anaphylaxis, che ha tra gli scopi principali anche quello di insegnare alla popolazione a riconoscere i sintomi di uno shock e sapere quando e come usare la penna salvavita. La campagna mira anche a migliorare le etichette dei cibi in Europa: quelle in cui troviamo scritto «può contenere» non sono regolamentate, vengono usate dai produttori di loro iniziativa e con criteri variabili. Pertanto, la dicitura rappresenta diversi livelli di contaminazione e quindi di rischio: dare regole più chiare e univoche significherà aiutare gli allergici a capire se e quanto ogni cibo sia realmente pericoloso per loro.
Sul sito ufficiale della campagna (www.stopanaphylaxis.com) si possono trovare poi documenti e materiali informativi per l’approfondimento della tematica.
Per ulteriori approfondimenti:
Fleischer DM et al. Allergic reactions to foods in preschool children enrolled in a prospective observational food allergy study. Pediatrics, 2012.
L’abstract del lavoro al link:
http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2012/06/20/peds.2011-1762.abstract