Di che cosa stiamo parlando? Della Barriera Vascolare Intestinale (Gvb) oggetto della recente ricerca pubblicata su Science pochi giorni fa.

E’ uno studio a firma tutta italiana che ha evidenziato l’esistenza di una ulteriore barriera a livello intestinale, in grado di confinare i miliardi di batteri che popolano il nostro intestino e che ci permettono di assorbire le sostanze nutritive contenute negli alimenti.

E’ la Gvb scoperta dal gruppo di ricercatori guidati dalla dottoressa Maria Rescigno dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e dell’Università Statale di Milano, con il finanziamento della Comunità Europea e l’Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro, che apre prospettive sia a livello di pensiero scientifico che a livello clinico per le patologie gastro-intestinali.

Sapevamo da tempo che la sottile pellicola di epitelio che riveste il lume dell’intestino impedisce ai batteri stessi – meglio noti come microbiota – di girovagare pericolosamente verso il fegato, reni, milza ed altri organi più periferici. Sapevamo anche che alcuni batteri nocivi sono in grado di eludere tale barriera ed attivare la risposta immunitaria provocando infezione.

Ora è emerso che c’è un ulteriore schermo verso tali batteri. La Gvb è in grado infatti sia di impedire la penetrazione dei batteri nei vasi sanguigni e arrivare al fegato che controllare il trasferimento di proteine e nutrienti nel sangue. Alcuni batteriperò, quali la Salmonella riescono ad oltrepassarla poiché hanno sviluppato sistemi per infrangerla e quindi diffondersi nell’organismo attraverso il sistema circolatorio.

Dalla sua integrità dipendono diverse patologie: dalle infezioni alimentari alla celiachia, dal diabete di tipo 2 alla diffusione delle metastasi tumorali. I ricercatori hanno scoperto che la barriera risulta alterata nei celiaci che hanno le transaminasi alte pur non ingerendo glutine, dimostrando così che l’inattività di questa barriera può essere causa del danno epatico associato alla malattia. Lo studio del ruolo della barriera vascolare intestinale porterà dunque a una migliore comprensione dell’asse intestino-fegato, fondamentale per la salute di tutto il nostro organismo.

Dal punto di vista del pensiero scientifico l’identificazione della barriera vascolare intestinale conferma l’analogia che esiste in natura fra cervello e intestino. Infatti una barriera analoga esiste anatomicamente anche a livello encefalico, con una differenza funzionale: la barriera encefalica è ancora più selettiva perché crea un ambiente immuno-privilegiato dove il sistema immunitario entra solo se danneggiata, la barriera intestinale invece deve permettere il passaggio di nutrienti al fegato, ma evitare la disseminazione batterica.

Letizia Saturni

Fonte: The Scientist