Does a diet low in FODMAPs reduce symptoms associated with functional gastrointestinal disorders? A comprehensive systematic review and meta-analysis.

Tutto nasce dalla lettura di questo articolo recentemente uscito su European J Nutrition. C’è un termine insolito o forse conosciuto solo a pochi … FODMAP! Spieghiamo subito … E’ un acronimo coniato da un gruppo di ricercatori australiani per identificare zuccheri a catena corta: Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli.

Ecco qualche esempio: Fruttosio (disaccaride della frutta, miele …); Lattosio (disaccaride del latte e derivati …); Fruttani (inulina del frumento, cipolla, aglio …); Galattani (presenti nei legumi quali fagioli, lenticchia, soia …) fino ai Polioli (dolcificanti contenenti sorbitolo, mannitolo, xilitolo, maltitolo, frutta con nocciolo come avocado, albicocche, ciliegie, pesche noci, pesche, prugne, …)

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Perché puntare il dito contro queste molecole? Perché hanno proprietà osmotiche, cioè sono in grado attirare acqua nell’intestino e se non digeriti completamente o non assorbiti dall’intestino tenue vengono fermentati dai batteri (soprattutto se consumati in eccesso) ed essere così responsabili di gonfiore addominale, crampi, gas fino a diarrea.

Dopo questa breve e schietta introduzione/spiegazione si torna a concentrare l’attenzione su un distretto corporeo che fino a poco tempo fa era sottovalutato, trascurato perché … considerato la parte meno nobile del nostro corpo, perché nobile è il cervello! Insomma stiamo parlando dell’intestino, definito anche da qualcuno un sistema idraulico e di scarico, formato da tubi di diverso calibro.

Dolore addominale, distensione, costipazione, diarrea e flatulenza sono sintomi che sempre più spesso sentiamo raccontare dai pazienti che arrivano nei nostri studi e che che incidono negativamente sulla vita quotidiana del soggetto.

A questo punto il professionista dove ascrive tali sintomi?
Sicuramente sono segnali di malattie infiammatorie dell’intestino ma … sono disturbi glutine correlati? Sindrome del colon irritabile? O cosa altro?

In qualità di Health Zen Coach non entro nel merito della diagnosi ma … una cosa è certa ed evidente: lo stretto legame tra alimentazione e sintomatologia. Diversi possono essere gli approcci ma quelli che prevedono l’eliminazione di determinati tipi di alimenti piuttosto che cambiare la composizione della dieta sono sicuramente di maggior successo. Di che cosa sto parlando?

Se ritorniamo all’elenco dei FODMAP all’inizio del post è facile capire che dobbiamo ridurre/eliminare i cibi ad alta fermentabilità o meglio i cibi che hanno elevato contenuto di monosaccaridi, disaccaridi, oligosaccaridi e polioli. In tal modo si riduce la produzione di gas, si verificherà un minor richiamo di liquidi nel colon con conseguente riduzione della distensione del colon stesso e quindi del dolore. Per essere ancora più chiari parliamo di dieta a basso contenuto di FODMAPs.

Lo studio , il cui titolo ho proposto in apertura, è una meta-analisi che ha dimostrato come l’adozione della dieta FODMAP permetta la notevole riduzione della sintomatologia peculiare della sindrome dell’intestino irritabile e delle malattie infiammatorie intestinali.

Al momento alcuni punti rimangono ancora aperti: ad esempio valutare quanto la dieta a basso FODMAP possa incidere sull’assetto nutrizionale del soggetto ma anche quanto questo regime alimentare possa influire sulla composizione del microbiota e quindi sulle sue funzioni di difesa.

Fonte: A Marsch et al. Does a diet low in FODMAPs reduce symptoms associated with functional gastrointestinal disorders? A comprehensive systematic review and meta-analysisEur J Nutr. 2015.

Letizia Saturni