La domanda di cibi biologici è in parte guidata dalla percezione dei consumatori che si tratti di alimenti nutrizionalmente più sani. Seppur meno ‘contaminati’ da pesticidi di sintesi, la loro maggiore qualità dal punto di vista nutrizionale lascia ancora divisa e non schierata l’opinione scientifica. Per poter trarre conclusioni su una tematica controversa occorre aspettare che la bibliografia sia sufficientemente numerosa e consolidata, tale da poter essere analizzata nel suo insieme, e eventualmente controbilanciare il peso di studi scientifici contraddittori.
Uno studio di meta-analisi condotto in collaborazione dall’Università di Washington e Newcastle ha esaminato 334 studi scientifici pubblicati con lo scopo di quantificare le differenze nutrizionali tra cibi biologici e non biologici. Come punto forte dell’analisi, la maggior parte delle pubblicazioni analizzate esaminava prodotti coltivati nella stessa area, su terreni simili, così da ridurre eventuali fattori di interferenza che avrebbero potuto falsare l’analisi comparativa aggiungendo fonti di variazione non legate al tipo di coltivazione (biologica o convenzionale).
Innanzitutto, e come era lecito attendersi, il gruppo di ricercatori ha rilevato che nei prodotti biologici si trovano livelli di residui di antiparassitari fino a 100 volte più bassi rispetto al cibo coltivato convenzionalmente. Stessa cosa vale per alcuni composti, come il cadmio, che è un metallo tossico per l’organismo. La spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che alcuni fertilizzanti approvati solo nelle aziende agricole convenzionali in qualche modo rendono il cadmio più disponibile per l’assorbimento radicale.
Le colture biologiche sembrano inoltre presentare diversi benefici nutrizionali che derivano dal tipo di coltivazione. Le colture convenzionali dispongono, per esempio, di maggiori quantità di azoto, che si convertono in più alti livelli di zuccheri e amidi nel prodotto finale. Si ha anche una minore concentrazione di altri nutrienti, tra cui composti polifenolici dalle proprietà antiossidanti ormai ampiamente descritte (concentrazioni del 18-69% più alte). Questo anche perché senza i pesticidi di sintesi le piante organiche tendono a produrre più (poli)fenoli, che hanno infatti per la pianta un ruolo di difesa dagli attacchi di parassiti e lesioni correlate.
Lo studio americano ed europeo, dunque, sottolinea che consumando frutta, verdura e cereali bio si otterrebbe un aumento netto di composti biologicamente attivi e associati a una riduzione di rischio cardiovascolare e non solo, senza alcun aumento dell’apporto calorico.
Un punto forte della meta-analisi, come ha dichiarato Carlo Leifert, professore Università di Newcastle e coautore della ricerca, consiste nel fatto che lo studio ha tenuto in considerazione più parametri e un maggior numero di studi pubblicati, rispetto ad altri precedenti tentativi di revisione della bibiografia scientifica disponibile.
Infine, il gruppo di ricerca ha trovato che la qualità e l’affidabilità di studi comparativi è notevolmente migliorata negli ultimi anni, portando alla scoperta di significative differenze nutrizionali e sicurezza alimentare non identificati in studi precedenti.
Riferimento bibliografico: Barański M, et al. Higher antioxidant and lower cadmium concentrations and lower incidence of pesticide residues in organically grown crops: a systematic literature review and meta-analyses. Br J Nutr. 2014 Jun 26:1-18. [Epub ahead of print]