È ormai noto che composti fitochimici contenuti in alimenti di origine vegetale possono svolgere un importante ruolo di promozione della salute, nonché di prevenzione e trattamento di alcune malattie. Tuttavia, tanto il grado di solubilità e stabilità di questi potenziali ingredienti funzionali che l’effettiva biodisponibilità dopo il consumo sono piuttosto limitati. Questi aspetti limitano a tutt’oggi lo studio delle potenzialità salutistiche e l’applicabilità in campo nutraceutico di sostanze da tempo studiate per le potenzialità biologiche, come la epigallocatechin gallato (EGCG) presente nel tè verde (biodisponibilità intorno allo 0.1% dopo consumo di té verde) o il resveratrolo contenuto nell’uva e derivati (ad es. Il vino rosso).
Così come argomenta una review recentemente pubblicata sul Journal of Nutritional Biochemistry, le nanotecnologie costituiscono un approccio innovativo che ha potenziali applicazioni nella ricerca nutraceutica, e potrebbe fornire un valido supporto per lo studio delle potenzialità salutari dei composti fitochimici. Infatti, l’uso di nanoparticelle come mezzo per la micro-incapsulazione di specifici composti fitochimici potrebbe aumentarne notevolmente la solubilità e stabilità, migliorarne l’assorbimento, proteggere tali sostanze dalle rapide biotrasformazioni enzimatiche cui sono soggette una volta assorbite dall’organismo, così da prolungarne il tempo di circolazione e le possibili attività biologiche.
Un numero crescente di studi sta attualmente valutando l’uso di diverse nanoparticelle come vettori di composti fitochimici come, ad esempio di epigallocatechina gallato o il resveratrolo. Secondo la recensione, la scelta del tipo di nanoparticelle tra quelle biocompatibili e biodegradabili più comunemente usate (ad esempio nanoliposomi, nanoemulsioni, ‘nanovettori’ lipidici, micelle, e polimeri di PLGA) potrebbe modulare in modo rilevante la permeazione selettiva di specifici tessuti bersaglio, migliorando l’assorbimento cellulare dei composti fitochimici e prolungandone la ritenzione all’interno della cellula. L’uso di nanoparticelle di chitosano sembra ad esempio migliorare significativamente la biodisponibilità della EGCG, conferendo una carica netta positiva alla superficie delle nanoparticelle che aumenta l’indice di permeabilità della membrana di cellule intestinali coltivate in vitro. Permettendo alle sostanze fitochimiche di raggiungere le cellule bersaglio in forma chimica pressoché inalterata, la nanoincapsulazione potenzierebbe alcune bioattività inevitabilmente perse nel corso delle biotrasformazioni cui le sostanze fitochimiche vengono sottoposte una volta assorbite (xenobiotici), preservando ad esempio parte delle proprietà antiossidanti, antitumorigeniche e antiangiogeniche di tali sostanze.
Sara Tulipani
Riferimento bibliografico:
S. Wang et al. Application of nanotechnology in improving bioavailability and bioactivity of diet-derived phytochemicals. Journal of Nutritional Biochemistry 25 (2014) 363–376 http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0955286313002118#