Consumare ogni settimana quattro vasetti e mezzo di yogurt da 125 grammi potrebbe ridurre il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
È quanto afferma un nuovo studio pubblicato su Diabetologia, condotto dai ricercatori del Medical Research Council (MRC), Unità di Epidemiologia dell’Università di Cambridge, che hanno selezionato, da un più ampio studio Britannico (EPIC-Norfolk Study ), 4255 volontari per analizzare il loro stile di vita alimentare e il loro consumo di yogurt, formaggi freschi e formaggi a basso contenuto di grassi.
In seguito sono stati confrontati i dati di 3502 partecipanti selezionati in modo casuale con quelli di 753 partecipanti che avevano sviluppato il diabete di tipo 2 in oltre 11 anni di studio.
Questo metodo ha permesso al gruppo di Cambridge di esaminare il rischio di diabete in relazione sia al consumo di latticini in totale, sia al consumo di singoli prodotti lattiero caseari.
I risultati hanno rivelato una riduzione del rischio del 24% per un maggior consumo di prodotti lattiero-caseari fermentati e a basso contenuto di grassi, come lo yogurt, il formaggio fresco e la ricotta.
Analizzando nello specifico lo yogurt la percentuale sale: il consumo settimanale di circa quattro vasetti e mezzo di yogurt può ridurre del 28% il rischio di nuova insorgenza del diabete di tipo 2 rispetto ai non consumatori.
I ricercatori riconoscono che lo studio non può dimostrare che il consumo di latticini porti ad una riduzione del rischio di diabete di tipo 2, ma fornisce “prove concrete” che il consumo di prodotti lattiero-caseari fermentati e a basso contenuto di grassi è associato ad una riduzione del rischio di sviluppare la malattia.
La Dott.ssa Nita Forouhi, ricercatrice principale dello studio, ha commentato: “Questi risultati suggeriscono che il consumo di determinati tipi di latticini può essere utile per la prevenzione del diabete, e sono rilevanti per i messaggi di salute pubblica”.
Per i ricercatori il segreto di questa capacità antidiabetica “è la presenza nello yogurt di batteri probiotici e di una speciale forma di vitamina K, che associata alla fermentazione di prodotti caseari fornisce la protezione contro la patologia“.
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Dr.ssa Francesca Trinastich