Il consiglio di bere almeno due litri di liquidi al giorno è dato normalmente a chi soffre di calcoli renali. Ma ci sono bevande e bevande, e alcune potrebbero persino peggiorare la situazione.
Con questa ipotesi iniziale, i medici della Harvard University di Boston (Usa), in collaborazione con l’Unità di nefrologia del Policlinico Gemelli di Roma, hanno condotto uno studio con lo scopo di verificare quali bevande sono davvero amiche dei reni e quali no, in vista di raccomandazioni più dettagliate e consapevoli.
Sono stati seguiti oltre 194.000 individui per otto anni, registrandone con regolarità i consumi alimentari e l’ eventuale sviluppo di calcolosi. I risultati confermano l’ipotesi di partenza: un eccesso di consumo di bevande gassate e zuccherate fa aumentare del 33 per cento le probabilità di sviluppare calcoli, già se si supera la dose di una lattina a settimana.
Lo studio ha confermato la tesi secondo cui il succo di arancia è un aiuto nella prevenzione della calcolosi, mentre non ha trovato conferma l’ipotesi, proposta in studi precedenti, che vedeva il succo di mela fra le bevande da evitare: il suo effetto, infatti, è leggermente protettivo, ma sostanzialmente neutro, così come quello del latte intero. Infine, è emerso un possibile effetto protettivo di caffé e tè, possibilmente da ricondurre al contenuto di caffeina, così come del vino rosso e bianco, della birra e di altri alcolici.
Non è ancora chiaro il perché delle associazioni individuate. Per le bibite gassate e zuccherate, gli autori ipotizzano un ruolo del fruttosio che, si legge nello studio, «fa aumentare la concentrazione di calcio, ossalato e acido urico nelle urine, favorendo così la formazione di calcoli». Nel caso del succo d’arancia, l’effetto nocivo del fruttosio in esso contenuto sarebbe invece annullato e superato da quello altamente protettivo del citrato, che bilancia il pH urinario riducendo il rischio della formazioni di calcoli.
Lo studio è stato pubblicato su Clinical Journal of the American Society of Nephrology. L’abstract dell’articolo é disponibile al link:
http://cjasn.asnjournals.org/content/early/2013/05/14/CJN.11661112.abstract
Sara Tulipani