Sono pochi gli argomenti scientifici che hanno generato opinioni tanto controverse come gli antiossidanti. Il tema non è popolare solo all’interno della comunità scientifica, infatti, cercando su Google l’abbinamento delle parole “antiossidante” e “salute”, si ottengono oltre 82 milioni di risultati distinti.
Ma forse è proprio questa popolarità uno dei fattori responsabili sia delle confusioni che dei falsi miti che, negli anni, si sono creati sugli antiossidanti.
Nel tentativo di mettere ordine e fare il punto della situazione, è stata recentemente pubblicata su Trends in Pharmacological Sciences l’opinone esperta di due ricercatori dell’università di Maastricht riguardo al dibattuto tema degli antiossidanti.
I due ricercatori, il Dr Aalt Bast e il Dr Guido MMR Haenen, hanno così offerto un loro personale decalogo, ben referenziato e discusso, di falsi miti che andrebbero essenzialmente sfatati sui cosidetti antissidanti.
Falso mito 1: Gli antiossidanti curano qualsiasi malattia
Dopo i primi numerosi studi condotti per verificare gli effetti protettivi degli antiossidanti, e una serie di “health claims” assolutamente improbabili circa i loro effetti generalizzati, le aspettative sulle potenzialità degli antiossidanti, inizialmente troppo alte, sono via via state deluse, e l’entusiasmo, tanto di scienziati che di consumatori, è man mano venuto meno. D’altronde c’ era da aspettarselo dato che, nonostante il danno ossidativo mediato dai radicali liberi sia alla base di molte patologie, non si tratta di composti miracolosi.
Falso mito 2: Gli antiossidanti aumentano la mortalità
Una recente meta-analisi di studi clinici controllati ha addirittura concluso che la supplementazione di antiossidanti aumenterebbe il tasso di mortalità generica (ovvero dovuta a qualsiasi causa). Questa conclusione è stata poi rapidamente smentita dopo il riesame degli studi su cui si basava la meta-analisi. Tuttavia, nonostante
l’infondatezza della notizia, permane l’ ingiustificata e squilibrata nozione che gli antiossidanti potrebbero essere altamente pericolosi. Invece di una visione così “polarizzata” della realtà, per cui gli antiossidanti o fanno sempre bene o fanno sempre male, sarebbe ovviamente necessario un approccio più realistico ed equilibrato per valutarne gli eventuali rischi/benefici.
Falso mito 3: Più ce n’è e meglio é
Ogni composto se ingerito in dosi elevate può avere effetti tossici. Questo concetto vale anche per gli antiossidanti. La somministrazione di alte dosi di antiossidanti potrebbe addirittura spiegare la tossicità che è stata a volte segnalata. Basti pensare alla supplementazione di β-carotene a fumatori maschi (20 mg/die) che fu associata ad un’aumentata incidenza di cancro ai polmoni (del 18%).
Falso mito 4: In dosi elevate, gli antiossidanti diventano pro-ossidanti
Non è sempre così. Per esempio, a basse concentrazioni l’acido ascorbico si comporta come un pro-ossidante mentre a concentrazioni elevate svolge attività antiossidante. Questo contraddice l’idea che un’alta concentrazione di un antiossidante ha sempre un effetto pro- ossidante.
Falso mito 5: L’azione antiossidante viene svolta indiscriminatamente
In generale, gli antiossidanti agiscono nel ritardare o impedire l’ossidazione di altri composti. Pertanto, la parola antiossidante viene utilizzata come termine descrittivo generale, ma in realtà raggruppa entità chimiche distinte con diverse modalità di azione. Le diversità nella struttura chimica danno ad ogni antiossidante una propria unicità, che si riflette in diversi siti di azione e attività biologiche.
Falso mito 6: In teoria, gli antiossidanti non possono mai comportarsi come tali
Questo equivoco nasce dall’idea che, per proteggere contro la reattività rapidissima e incontrollata dei radicali liberi, i composti antiossidanti dovrebbero reagire con i radicali stessi, ancor più rapidamente di questi ultimi, il che risulta impossibile. Questo è corretto per radicali estremamente reattivi, come i radicali idrossilici. Tuttavia, esistono radicali che hanno una emivita molto più lunga dei radicali idrossilici (ad esempio i radicali lipidici perossilici che si formano nelle membrane) e che pertanto possono essere neutralizzati dall’azione antiossidante, per esempio, della vitamina E.
Falso mito 7: Lo status antiossidante di un organismo ne misura lo stato di salute.
Diversi metodi (test TEAC, ORAC, FRAP etc..) sono utilizzati per determinare lo status antiossidante generale in campioni biologici e alimentari. Tuttavia, lo stato antiossidante é un concetto troppo generico per poter essere utilizzato come indicatore di salute o malattia, e a tutt’oggi non esistono evidenze scientifiche che confermino l’utilità diagnostica, predittva o prognostiva di tale parametro.
Falso mito 8: Una volta assolta la funzione, gli antiossidanti non sono più attivi
Sembra abbastanza logico che un antiossidante, una volta ossidato, perda il suo potere antiossidante. Questo presupposto, tuttavia, non è del tutto corretto. Un buon esempio in questo contesto è quello dell’acido diidrolipoico, che quando ossidato ad acido lipoico è ancora piuttosto attivo come spazzino (scavenger) dell’ acido ipocloroso (HOCl). Inoltre, la rigenerazione della forma antiossidante si verifica frequentemente.
Falso mito 9: Gli antiossidanti “naturali” sono migliori di quelli sintetizzati chimicamente
Non è altro che uno dei tanti esempi di “chemofobia”, per cui per molti consumatori,
il fatto che un composto antiossidante sia di origine naturale è sinonimo di sicurezza. Ma, nella maggior parte dei casi, ha assolutamente la stessa formula e struttura chimica del corrispondente prodotto di sintesi. Per cui, non c’è nessuna differenza a livello delle attività biologiche svolte.
Falso mito 10: I farmaci antiossidanti non funzionano
Molti farmaci hanno attività antiossidante, e anche se non sono specificamente progettati come tali, l’attività antiossidante può contribuire agli effetti terapeutici.
Per maggiori approfondimenti, l’articolo è disponibile al seguente link:
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0165614713000989
Sara Tulipani