Sembrerebbe proprio di sì; questo è quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori della University College di Londra e dell’Università di Essex (UK) che hanno studiato l’associazione tra l’allattamento al seno e la mobilità sociale intergenerazionale, ossia quel processo mediante il quale un soggetto si muove da una posizione di origine ad un’altra all’interno del sistema della stratificazione sociale; hanno inoltre valutato il possibile ruolo di mediazione dei meccanismi neurologici e dello stress.
Numerosi sono gli effetti benefici legati all’allattamento al seno già descritti. Molti studi trovano una relazione positiva tra allattamento al seno e esiti cognitivi nei bambini e nei giovani adulti. Ci sono anche prove che collegano l’allattamento al seno con il temperamento, l’auto-regolazione e un minor rischio di problemi di adattamento, anche se gli effetti sono più deboli. Gli anticorpi (IgA), presenti nel latte materno, sono una fonte di immunità acquisita passivamente dal neonato, mentre i fattori di crescita nervosi e i fattori di crescita insulino-simili supportano la crescita fisiologica neuronale e generale e il mantenimento di un buon stato di salute. Studi osservazionali hanno mostrato anche il ruolo dell’allattamento al seno nel proteggere i bambini contro le infezioni e nella promozione dello sviluppo fisico. Sono determinanti sia i costituenti del latte materno che l’atto stesso di allattare al seno. Tra i composti del latte materno offrono vantaggi evolutivi gli acidi grassi polinsaturi, le immunoglobuline e i fattori di crescita; gli acidi grassi polinsaturi sono essenziali per lo sviluppo neurologico; mentre per i latti formulati addizionati non sono stati dimostrati gli stessi effetti benefici per lo sviluppo neurologico. Il contatto madre figlio durante l’allattamento migliora le capacità relazionali. I meccanismi che si innescano nel contatto pelle-a-pelle sono complessi e possono anche influenzare il funzionamento dello stress, che a sua volta influenza i livelli di cortisolo nel latte materno.
Per lo studio longitudinale di coorte sono stati reclutati individui nati in Gran Bretagna durante la prima settimana del 1958 e del 1970. I partecipanti, di cui appunto è stato indagato il cambiamento nella classe sociale, sono stati 17.419 nella coorte 1958 e 16.771 in quella del 1970. La coorte del 1958 è stata seguita con follow-up a 7 anni, 11, 16, 23, 33, 42, 46 e 50, con interviste vis-à-vis con i genitori, gli insegnanti e i membri stessi della coorte; sono state eseguite valutazioni educative ed esami medici. La coorte del 1970 è stata seguita in modo simile, con follow-up a 5, 10, 16, 26, 30, 34, 38 e 42 anni. Alle madri è stato chiesto se, quando il loro bambino aveva 7 anni (coorte del 1958) o quando aveva 5 anni (coorte del 1970) fosse stato allattato al seno. Le opzioni di risposta erano: mai stato allattato, allattato al seno per meno di 4 settimane, allattato al seno per 4 settimane o più. La classe sociale dei padri è stata valutata quando i figli avevano 11 anni (coorte del 1958) o 10 anni (coorte del 1970), mentre la propria classe sociale è stata considerata all’età di 33 anni (coorte del 1958) o 34 (coorte del 1970).
Le classi sociali sono state suddivise in 4 categorie dalla I, la più elevata, alla IV, la più bassa. Le capacità intellettive sono state misurate con test cognitivi a 11 anni (coorte del 1958) o 10 anni (coorte del 1970). La mobilità verso l’alto è stata individuata nel trovarsi all’età di 33/34 anni in una classe sociale superiore a quella del proprio padre quando si aveva 10/11 anni, d’altro canto la mobilità verso il basso è stata definita come trovarsi in una classe inferiore a quella del proprio padre.
Nella coorte del 1958, il 68% delle madri aveva allattato al seno i propri figli rispetto al 36% della coorte del 1970 . Gli individui che erano stati allattati al seno hanno avuto una maggiore probabilità di salire nella scala gerarchica sociale. Le possibilità di mobilità verso l’alto erano le stesse in entrambe le coorti; anche la mobilità sociale verso il basso è stata legata allo stato di allattamento al seno: i membri della coorte allattati al seno hanno meno probabilità di spostarsi verso il basso, anche questo dato è confermato in entrambe le coorti. I risultati ottenuti dimostrano che l’allattamento al seno è sempre associato ad una maggiore probabilità di ascendere nella scala sociale e ad una probabilità ridotta di scendere verso il basso. Lo stesso effetto è stato osservato in entrambe le coorti, pur avendo, con 12 anni di differenza, diversi modelli sociali di allattamento al seno e diversi modelli di mobilità intergenerazionale della classe sociale.
Tra i meccanismi che possono spiegare l’effetto dell’allattamento al seno viene suggerito che l’allattamento materno favorisca lo sviluppo neurologico con conseguente miglioramento delle prestazioni cognitive che a loro volta sostengono la mobilità sociale verso l’alto e proteggono dalla discesa verso il basso. I bambini che sembravano avere uno stress maggiore avevano meno probabilità di essere in ascesa e più probabilità di discendere verso il basso, questo concorda con il fatto che i bambini allattati al seno hanno mostrato un minor numero di segni di stress emotivo. Tuttavia, questo aspetto sembra aver minore importanza rispetto allo sviluppo cognitivo.
È difficile distinguere il ruolo indipendente del contenuto nutrizionale del latte materno contro il ruolo del contatto pelle a pelle. Il contatto pelle-a-pelle è stato correlato ad un migliore legame madre-figlio e allo sviluppo cognitivo. Forse la combinazione di contatto fisico con le sostanze nutritive più opportune per la crescita e lo sviluppo del cervello è implicata nel migliore sviluppo neurocognitivo e sugli esiti a lungo termine dell’allattamento al seno. Questo potrebbe suggerire che le madri che non allattano al seno potrebbero aiutare lo sviluppo del loro bambino imitando il contatto pelle-a-pelle che le madri che allattano hanno naturalmente con il loro bambino durante l’alimentazione. L’UNICEF con l’iniziativa Baby Friendly mira ad aumentare i tassi di allattamento al seno in tutto il mondo. Una indagine condotta nel Regno Unito nel 2010 sull’alimentazione infantile ha mostrato che, solo un terzo delle madri che iniziano ad allattare al seno lo fanno ancora in maniera esclusiva a 6 settimane di vita del neonato, quindi è anche raccomandato di estendere le iniziative per le politiche che sostengono l’allattamento al seno.
Elisabetta Marotti
Per approfondimenti:
Breast feeding and intergenerational social mobility: what are the mechanisms? A Sacker, Arch Dis Child doi:10.1136/archdischild-2012-303199
http://adc.bmj.com/content/early/2013/04/24/archdischild-2012-303199.full