obeso

Negli Stati Uniti la prevalenza dell’obesità è triplicata nel corso degli ultimi tre decenni e ora è superiore al 30%; l’ obesità in età adulta è un importante problema di salute pubblica in tutto il mondo. Anche se l’obesità in età adulta è un fattore di rischio per il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e mortalità, non è chiaro se una storia prolungata di sovrappeso, iniziata presto nella vita, pone ulteriori rischi. In letteratura viene indicato che l’età modifica l’effetto dell’obesità sulla morte cardiovascolare con maggiore impatto in gruppi di età più giovani, compresa l’infanzia e giovani adulti. Tuttavia, mentre i bambini obesi che risolvono il sovrappeso prima dell’età adulta tendono a ridurre i rischi cardiovascolari aggiuntivi (rispetto ai bambini non obesi), 12 nuovi studi indicano che i rischi tra i giovani adulti obesi persistono indipendentemente dalle variazioni di peso successive. Questi risultati sottolineano la necessità di studiare gli esiti avversi associati con l’obesità tra i giovani adulti in maniera specifica. Diversi studi hanno esaminato l’associazione tra indice di massa corporea (BMI) nei giovani adulti e la morte prematura. Meno studi hanno esaminato i rischi a lungo termine di diabete tipo 2 e cardiopatia. Tuttavia, nonostante il legame tra aterosclerosi, sindrome metabolica e tromboembolismo venoso nessuno studio ha incluso il tromboembolismo venoso come risultato.

Un studio pubblicato recentemente sul “British Medical Journal”, frutto della collaborazione tra ricercatori Danesi e Statunitensi, ha quindi voluto esaminare l’associazione tra l’indice di massa corporea (BMI) in età adulta e il rischio cardiometabolico (tra cui il tromboembolismo venoso, ipertensione, infarto del miocardio, ictus e il diabete mellito tipo II) prima dei 55 anni di età.
Lo studio di coorte ha coinvolto 6502 uomini nati nel 1955 ed iscritti nelle liste di leva del Nord della Danimarca. Il Servizio Sanitario Nazionale danese fornisce assistenza sanitaria, sostenuta fiscalmente, garantendo libero accesso a medici e ospedali generali e il parziale rimborso dei farmaci prescritti. Tutti danesi i residenti al momento della nascita o dell’immigrazione vengono registrati, in modo preciso e inequivocabile, con un numero unico di registrazione personale.
I giovani arruolati per lo studio sono stati sottoposti ad un esame fisico e mentale, essendo idonei al servizio di leva sono stati esclusi i soggetti con patologie croniche quali ad esempio asma, epilessia, osteocondrosi, ma non con obesità. L’esame fisico ha incluso misurazione dell’altezza e del peso, per poter calcolare l’indice di massa corporea (BMI). Gli individui sono stati classificati in base al BMI in sottopeso (BMI<18,5 kg/m2), normopeso (da 18,5 a <25), sovrappeso (da 25 a <30) o obesi (≥ 30). Gli outcomes sono stati ottenuti dai registri Danesi dal 1977 in poi, in particolare dal “Danish National Registry of Patients” per le patologie sviluppate e dal Danish Civil Registration System per le cause di morte. Il follow up durato 33 anni è iniziato al 22esimo compleanno fino alla morte, emigrazione o ai 55 anni, a seconda di ciò che è avvenuto prima.

Per quanto riguarda il BMI l’83% dei soggetti era di peso normale, il 5% era sottopeso, il 10% era in sovrappeso e l’1,5% era obesi. I punteggi più bassi ai test cognitivi sono stati attribuiti in percentuale maggiore a soggetti in sovrappeso ed obesi. Come anche i livelli di istruzione più bassi erano riscontrati per lo più tra i soggetti in sovrappeso ed obesi.
Il 48% di tutti i giovani uomini obesi con indice di massa corporea ≥ 30 kg/m2 sono risultati o con diagnosi di diabete di tipo 2, ipertensione, infarto del miocardio, ictus o tromboembolismo venoso o sono morti prima di raggiungere i 55 anni di età. Confrontando gli uomini obesi con uomini normopeso (BMI da 18,5 a <25,0), la differenza di rischio per qualsiasi risultato è stata del 28% e l’hazard ratio (HR) era 3,0. Rispetto al normopeso, l’obesità è stata associata con un tasso di eventi che è aumentato di oltre otto volte per il diabete di tipo 2, di quattro volte per il tromboembolismo venoso e duplice per l’ipertensione, l’infarto miocardico e per la morte.

Data l’entità del rischio relativo e assoluto è importante sottolineare le importanti implicazioni cliniche e sanitarie connesse con l’obesità in età adulta per pianificare le strategie future per la gestione del peso e la prevenzione primaria.

Elisabetta Marotti

Per approfondimenti:
“Obesity in young men, and individual and combined risks of type 2 diabetes, cardiovascular morbidity and death before 55years of age: a Danish 33-year follow-up study” Morten Schmidt et al; BMJ Open 2013;3:e002698 doi:10.1136/bmjopen-2013-002698

http://bmjopen.bmj.com/content/3/4/e002698.full