Evidenze epidemiologiche hanno dimostrato che le allergie alimentari in età pediatrica sono più diffuse nelle regioni più lontane dall’Equatore, suggerendo che la carenza di vitamina D possa avere un ruolo in questa patologia.
Una nuova ricerca condotta presso il Murdoch Childrens Research Institute di Melbourne in collaborazione con l’Università di Melbourne ha studiato il ruolo dei livelli ematici di vitamina D nelle allergie alimentari infantili. I ricercatori hanno riscontrato che i bambini con deficit di vitamina D erano tre volte più a rischio di avere una allergia alimentare. Inoltre i bambini con deficit di vitamina D avevano dieci volte in più la probabilità di avere due o più allergie alimentari. I ricercatori non hanno trovato alcun legame tra la mancanza di vitamina D e l’eczema. E’ interessante notare che lo studio ha dimostrato che il collegamento era evidente solo per i neonati, con insufficienza di vitamina D, nati da genitori australiani, ma non lo era per i bambini di genitori nati all’estero. I ricercatori ipotizzano che il diverso effetto della vitamina D sulle allergie alimentari, a seconda del paese di nascita dei genitori, possa essere correlato al colore della pelle o ad altri motivi di carattere genetico, epigenetico o ambientale.
Lo studio, che è stato pubblicato su “Journal of Allergy and Clinical Immunology”, ha coinvolto 5.276 bambini di 12 mesi. I neonati sono stati sottoposti as prick test cutaneo per alimenti che comunemente provocano allergie come il bianco d’uovo, arachidi, sesamo, latte di mucca e gamberetti; poi è stato praticato un test di provocazione orale per confermare l’allergia. I ricercatori hanno poi esaminato il sangue di 780 bambini all’interno dello studio, e misurato il loro livello sierico di 25-idrossivitamina D. E’ emerso che la prevalenza delle allergie è legata alla latitudine in cui vivono, infatti i bambini che risiedono in uno stato a sud dell’Australia hanno il doppio di probabilità di presentare allergia alle arachidi a 4-5 anni ed hanno inoltre il triplo di probabilità di presentare allergia all’uovo rispetto a quelli che vivono al nord del Paese. I risultati sono in linea con la ricerca precedente effettuata dall’Istituto che collegava la prevalenza delle allergie alimentari ai gradienti di latitudine dove la gente viveva.
La professoressa Katrina J. Allen, coordinatrice dello studio, ha detto che la crescente incidenza di insufficienza di vitamina D nel corso degli ultimi 20 anni è andata in parallelo con l’aumento delle allergie alimentari. Le allergie alimentari sono in aumento, e l’Australia è tra i Paesi con la prevalenza più elevata al mondo, con oltre il 10% dei bambini con allergia alimentare. C’è stato anche un aumento della insufficienza di vitamina D, con un massimo di 30% di donne in stato di gravidanza a Melbourne con deficit di vitamina D. Questo studio fornisce la prima prova diretta che la vitamina D, in quantità adeguate, possa essere un importante fattore protettivo per l’allergia alimentare nel primo anno di vita. Ciò aggiunge elementi di prova alla correzione medica di bassi livelli di vitamina D.
L’Australia è uno dei pochi paesi sviluppati dove la fortificazione degli alimenti con vitamina D non viene praticata routinariamente; questo potrebbe essere un motivo che spiega l’entità del problema.
Il prossimo passo per i ricercatori sarà cercare di capire in quale fase la vitamina D è importante nel determinare la comparsa di allergia al cibo; capire se l’allergia è determinata dal deficit di vitamina D della madre durante al gravidanza o se dal deficit del bambino durante il primo anno di vita.
Per approfondimenti:
http://www.jacionline.org/article/S0091-6749(13)00154-1/abstract
http://www.mcri.edu.au/news/2013/march/low-vitamin-d-linked-to-food-allergies/