Incuriositi dal titolo? State pensando di allentare il cinturino del vostro orologio da polso? State guardando il “cucù” appeso sulla parete cercando di capire cosa fare? No, nulla di tutto ciò! Esiste un’importante relazione tra il nostro orologio biologico interno e le porzioni dei pasti quotidiani. Ad evidenziarlo è stato un gruppo di ricercatori californiani all’Università di San Francisco (UCSF). In particolare hanno studiato cosa accade durante i periodi di festa, quando cambiano sia gli orari che la quantità di cibo ingerito.

Hanno evidenziato che le super-porzioni di quei giorni danneggiano l’orologio biologico che abbiamo in ogni organo, sballando i ritmi circadiani e portando a pesanti ripercussioni sullo stato di salute. Ognuno di noi ha, infatti un personale orologio biologico – meglio definito oscillatore biologico – che regola e coordina tutte le funzioni del corpo. E’ situato nell’ipotalamo ed è definito anche master clock poiché sincronizza tutti gli orologi collocati nei diversi distretti corporei che armonizzano le attività della zona correlata. Questi ultimi hanno l’importante compito di controllare i geni deputati all’assorbimento di sostanze nutritive e la distribuzione dell’afflusso sanguigno che provengono dal sistema digerente. Cosa accade allora?

In genere durante le feste – il Natale che ci siamo lasciati alle spalle, l’imminente Pasqua o anche semplicemente la domanica! – gli orari dei pasti cambiano e si allunga il tempo che si rimane a tavola continuando a mangiare. Questo ha un effetto negativo sulla salute e porta ad un insieme di scompensi e sintomi paragonabili alla sindrome da Jet-lag. Responsabile di tutto ciò è una proteina – chiamata PKCy – che è in grado di regolare la sensazione di fame e di inquietudine che precedono il pasto. Bassi livelli ematici di tale proteina induce un disincronismo dell’orologio ipotalamico (master clock) disregolando l’introito di cibo responsabile di sovrappeso, obesità e molti altri disordini alimentari.

Il lavoro dal titolo “PKCy partecipates in food entrainment by regulating BMAL1“, è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Fonte: The Atlantic

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