E’ un simpatico vecchio modo di dire che sembra però intramontabile! Questo quanto emerge da una recente analisi fatta da un gruppo di ricercatori canadesi e pubblicata su Appetite.
Oltre 350 i volontari coinvolti nello studio (di cui 164 uomini e 188 donne) di età compresa tra i 18 e i 65 anni. A ciascuno è stato chiesto di assaggiare biscotti di avena e uvetta mentre un ricercatore spiegava le caratteristiche del prodotto ed annotava le quantità mangiate. A parità di prodotto tre erano le modalità di presentazione:
– sani: ricchi di farina integrale, con tante fibre e pochi grassi;
– dietetici: ricchi di carboidrati complessi, che vengono digeriti lentamente e calmano il senso di fame;
– golosi: fatti con burro fresco e ottimo zucchero di canna.
Al termine dell’assaggio i volontari dovevano anche rispondere ad alcune domande sulla percezione del prodotto oltre che esprimere una stima delle calorie assunte.
Dall’analisi dei comportamenti è emerso che i biscotti presentati come sani o dietetici hanno avuto maggior successo e sono stati ritenuti di qualità nutrizionale superiore rispetto a quelli presentati come golosi. Appare dunque evidente – come sottolineano i ricercatori – che i claim salutistici sicuramente giovano alle vendite, mentre non è ancora stato chiarito l’effetto sulla salute del consumo di cibi presentati come più sani.
Dal questionario proposto emerge anche che le donne hanno percepito i biscotti come più grassi rispetto agli uomini, mentre quando i biscotti sono stati presentati come dietetici, i soggetti a dieta li hanno ritenuti più grassi.
La stima dell’apporto calorico è stata valutata alta da chi ha assaggiato biscotti proposti come golosi, dalle donne e dalle persone a dieta. Di contro il contenuto di calorie è stato sottostimato dal gruppo che ha mangiato i biscotti descritti come dietetici e dalle persone non a dieta.
Quando i ricercatori hanno invece analizzato i dati relativi alle quantità dei biscotti realmente mangiati si è rivelata una vera sorpresa! Nessuna differenza tra i gruppi. Questo significa dunque che le differenze sulla percezione del prodotto non si sono tradotte in un significativo cambiamento del comportamento alimentare. Vuol dire che tutti hanno mangiato la stessa quantità di biscotti, qualunque fosse stata la presentazione.
Un bias sperimentale? Potrebbe … infatti i volontari erano stati reclutati tutti presso l’Istituto di Nutraceutica e Alimenti Funzionali dell’Unversità di Laval, pertanto è probabile che i soggetti oggetto di studio, fossero particolarmente attenti allealimentazione.
Qualora così fosse è sempre un risultato importante perché evidenzia l’importanza dell’educazione su temi di nutrizione e salute.