Un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Nutritional Biochemistry, ha descritto per la prima volta un meccanismo biologico attraverso il quale si manifesta, con l’avanzare degli anni, una carenza di zinco in grado di indurre una riduzione della funzionalità del sistema immunitario, un incremento di stati infiammatori cronici sistemici ed un aumento di molti problemi di salute quali: tumori, malattie cardiache, patologie autoimmuni e diabete.
La ricerca è stata effettuata da ricercatori del Linus Pauling Institute della Oregon State University e del OSU College of Public Health and Human Sciences.
Questa sperimentazione suggerisce che è particolarmente importante per gli anziani avere a disposizione un adeguato apporto di zinco, specie in questa fase della vita quando la capacità di assorbimento di questo minerale è in declino.
Lo studio, effettuato sulla base di risultati ottenuti attraversi esperimenti su animali da laboratorio, ha dimostrato che i trasportatori intestinali di zinco risultano essere significativamente “disregolati” negli animali vecchi. Essi, pur in presenza di una dieta contenente quantità presumibilmente adeguate di zinco, mostrato segni di carenza di questo minerale e un aumento della risposta infiammatoria.
Quando a questi animali furono somministrate quantità di Zinco 10 volte superiori al loro fabbisogno alimentare stimato, i biomarcatori di infiammazione risultavano normalizzarsi e allinearsi a quelli degli animali giovani.
Da tutto ciò ne consegue che gli anziani sembrerebbero molto vulnerabili alle carenze di zinco, sia perché potrebbero avere una alimentazione non particolarmente ricca di questo minerale ma, ancor più, perché potrebbero assorbirne poco a causa di una alterata funzionalità dei canali per questo minerale.
Attraverso questa sperimentazione è stato anche scoperto che i meccanismi per il trasporto di zinco sono interrotti da cambiamenti epigenetici legati all’età. Ciò può causare un aumento della metilazione del DNA e modificazioni degli istoni che sono legati a processi patologici, quali tumori. Inoltre le cellule del sistema immunitario risulterebbero essere particolarmente vulnerabili alle carenze di zinco.
Precedenti studi avevano già dimostrato che la carenza di zinco fosse in grado di causare danni al DNA. In particolare era già stato dimostrato che lo zinco fosse essenziale per la protezione contro lo stress ossidativo e la riparazione del danno del DNA. In mancanza di questo minerale, aumenta notevolmente il rischio (proporzionale all’età), di incapacità di riparare i danni genetici. Questo nuovo lavoro aggiunge un altro tassello interessante in quanto mostra come questa condizione possa anche scatenare uno stato cronico di infiammazione sistemica.
A ciò si aggiunge anche che le indagini di laboratorio, volte a determinare la carenza di zinco, sono raramente messe in campo e spesso, anche se effettuate, non sono particolarmente accurate. In conseguenza di ciò appare evidente che l’approccio più logico è quello di assicurare un adeguato apporto di nutrienti attraverso la dieta o supplementi, soprattutto negli anziani.
In definitiva a seguito dei risultati ottenuti da questo studio sembrerebbe necessario raccomandare ai soggetti anziani una assunzione minima di Zinco pari a 11 milligrammi al giorno per gli uomini e 8 milligrammi per le donne. E’ da ricordare che lo zinco può essere fornito dalla dieta attraverso il pesce e la carne, mentre è più difficile assorbirlo dai cereali e dalle verdure. Questo crea la necessità di una grande attenzione a questo problema negli anziani alimentati con un regime vegetariano o tendente a tale.
In tutti i casi i livelli di assunzione di zinco maggiori ai 40 milligrammi al giorno dovrebbero essere evitati, in quanto l’eccesso di questo minerale può interferire con l’assorbimento di alcuni nutrienti quali ferro e rame.
L’articolo relativo alla sperimentazione in questione può essere consultato attraverso il seguente link:
http://www.jnutbio.com/article/S0955-2863%2812%2900198-2/abstract