Le linee guida internazionali consigliano l’adozione di diete sane bilanciate, dove la maggior parte dell’energia deve essere fornita dai carboidrati, mentre i grassi e, soprattutto, le proteine devono rappresentare fonti progressivamente inferiori. Nonostante ciò, vi è sempre stato uno scambio di opinioni, a volte serrato, riguardo a quale fosse il bilanciamento ideale della dieta, specie nella quantità di proteine assunte, affinché fosse garantito il miglior stato di salute possibile.
Ciò ha portato nel tempo alla realizzazione di numerosi studi, randomizzati e controllati, volti a confrontare gli effetti delle diete povere e ricche in proteine, dove però le varie conclusioni sono spesso risultate contraddittorie specie riguardo ai risvolti positivi e negativi relativamente alla perdita di peso corporeo e al mantenimento dello stato di salute dell’individuo.
Allo scopo di far chiarezza in questo campo, un gruppo di ricerca Canadese, capitanato dal dott. Santesso del Department of Clinical Epidemiology and Biostatistics della McMaster University di Hamilton (Ontario) ha condotto una metanalisi che è stata pubblicata sul numero di luglio 2012 del European Journal of Clinical Nutrition.
Gli obiettivi specifici di questa ricerca sono stati quelli di valutare sistematicamente l’effetto dell’assunzione di proteine ??sulla salute e su altri fattori di rischio per malattie croniche e per verificare, se possibile, una relazione dose-dipendente tra l’assunzione di proteine ??e gli indicatori di salute.
Da questa meta-analisi emerge innanzi tutto che le diete ricche di proteine, portano probabilmente ad una maggior perdita di peso (circa 1,21 Kg persi in più in tre mesi di osservazione), di Indice di Massa Corporea-BMI (-0,51/3 mesi) e di circonferenza vita (-1,66 cm/3 mesi) rispetto a quelle a ridotta assunzione proteica. Questi risutati devono essere comunque verificati, in quanto non tengono conto del BMI iniziale del paziente (maggiore è il BMI, più grande è la perdita di peso visto con diete ricche di proteine).
Riguardo ai fattori di rischio, i risultati ottenuti dallo studio dimostrano che diete a maggior contenuto proteico determinano una riduzione della pressione sanguigna diastolica e sitolica superiore, seppur di poco, rispetto a quella attesa attraverso regimi alimentari più poveri in proteine. E’ comunque da sottolineare che questi migliori risultati sono stati conseguiti solo attraverso l’adozione di diete con apporti proteici compresi tra il 20 e il 30% delle calorie totali. Mentre risultati significativi in questo ambito non sono stati ottenuti con diete ad apporto proteico superiore al 30% dell’assunzione calorica totale.
Riguardo al profilo lipidico lo studio dimostra che regimi alimentari ad alto apporto proteico, pur non modificando in maniera significativa i valori di colesterolo totale e delle Liporoteine a Bassa Densità (LDL-colesterolo cattivo) mostrano, almeno nel primo periodo, un incremento significativo dei valori di HDL (colesterolo buono) ed una riduzione dei trigliceridi ematici. Alla stessa maniera, i risultati della meta-regressione suggeriscono che probabilmente sia il contenuto di carboidrati inferiore della dieta a contribuire a questo cambiamento positivo, piuttosto che l’aumentata assunzione proteica.
Nessuna differenza è stata notata nei valori di un indicatore di stato infiammatorio come la Proteina C Reattiva (PCR), nei valori ematici della HbA1c (emoglobina glicata), della glicemia, dell’insulinemia e della densità ossea.
Nessuna differenza è stata valutata in termini di qualità di vita, anche se apparentemente le diete a maggior apporto proteico sembrano indurre più facilmente un senso di sazietà rispetto a quelle a basso contenuto proteico.
In definitiva, l’assunzione di una dieta leggermente iperproteica (quota di proteine compresa tra 20 e 30%) può indurre dei miglioramenti, seppur spesso temporanei, nei valori della pressione arteriosa, di HDL e di trigliceridi. E’ comunque da notare che il lavoro non abbia preso in considerazione il ruolo dei regimi alimentari iperproteici come fattore predisponente o meno a malattie degenerative e di altre patologie croniche quali la Malattia Renale Cronica dove il contenuto proteico della dieta può rappresentare un fattore di grande criticità.
Lo studio può essere consultato al seguente link