La fenilchetonuria, detta anche P.K.U., è una malattia metabolica ereditaria, a trasmissione autosomica recessiva, che colpisce 1 su 10.000 nati.
La PKU appartiene alle iperfenilalaninemie. Le iperfenilalaninemie derivano da un’alterata trasformazione della fenilalanina in tirosina (per deficif dell’enzima fenilalanina idrossilasi) . Questa malattia è caratterizzata da un’aumentata concentrazione ematica ed urinaria di fenilalanina. I soggetti colpiti da fenilchetonuria, se non trattati sin dalla nascita, presentano grave ritardo mentale, crisi convulsive, spasticità degli arti. Il grave quadro clinico è anche caratterizzato da un “odore di topo” della pelle, dei capelli e delle urine (dovuto all’accumulo di fenilacetato), una tendenza all’ipopigmentazione e all’eczema. Più del 90% della prole è marcatamente ritardata e in gran parte presenta altre anomalie congenite quali microcefalia, ritardo di crescita e cardiopatie congenite. I bambini in cui la malattia viene diagnosticata alla nascita e che vengono immediatamente trattati non manifestano alcuno di questi sintomi. L’ identificazione alla nascita è possibile grazie al test di inibizione batterica di Guthrie (uno dei principali test di screening eseguiti a tutti i neonati entro la prima settimana di vita), da confermare con un secondo prelievo e successivamente con esame cromatografico. Un´ulteriore conferma della diagnosi si ottiene dimostrando la condizione di eterozigosi nei genitori del bambino affetto attraverso altre prove di laboratorio (test da carico orale con fenilalanina o cromatografia). La terapia è data da una dieta con alimenti a basso contenuto di fenilalanina prodotti artificialmente, che deve essere iniziata prima del compimento dei 30 giorni.
Ad oggi, nonostante lo sviluppo di nuovi trattamenti, l’approccio dietetico rimane il cardine della PKU terapia. La gestione del trattamento nutrizionale è diventata fondamentale per ottimizzare la crescita, lo sviluppo e la compliance alla dieta dei pazienti affetti da PKU. In una recente review, pubblicata dal Dipartimento di Pediatria dell’Ospedale San Paolo di Milano, vengono presi in esame i nuovi progressi e le sfide di nuovi trattamenti, come il rilevante potenziale di integrazione con acidi grassi polinsaturi a lunga catena (LCPUFA), i progressi nei sostituti proteici e le nuove fonti di proteine, i grandi aminoacidi neutri e la sapropterina (Kuvan). Quest’ultima è un analogo sintetico di un cofattore dell’enzima idrossilasi per la fenilalanina, che aumenta pertanto la tolleranza all’assunzione di fenilalanina nella dieta alimentare.
Per quanto riguarda invece l’acido docosaenoico (DHA), visti i suoi effetti funzionali, costituisce un substrato essenziale che potrebbe essere dato come supplemento nella dieta del paziente affetto da PKU nell’infanzia e non solo. A tal proposito è stato avviato un programma della Commissione Europea per stabilire la giusta quantità di DHA da somministrare in questa popolazione.
Miglioramenti nella palatabilità, presentazione, convenienza e composizione nutrizionale dei sostituti proteici hanno aiutato a migliorare la compliance a lungo termine nella dieta per la PKU, sebbene si possono prevedere ulteriori miglioramenti in questa area.
Il glicomacropeptide è una nuova fonte proteica naturale isolata dal siero del latte che contiene solo quantità trascurabili di fenilalanina e può aiutare a sostenere la compliance alla dieta nei soggetti affetti da PKU ma ulteriori studi sono necessari per valutare problemi metabolici e nutrizionali.
Nell’ adolescenza ed in età adulta è difficile seguire la dieta per la PKU. Il trattamento con larghi aminoacidi neutri o sapropterina in casi selezionati può aiutare. Comunque ulteriori studi sono necessari per valutare il ruolo, il dosaggio e la composizione di grandi aminocidi neutri nel trattamento della PKU e per mostrare l’efficacia e la tolleranza a lungo termine. Idealmente il trattamento con sapropterina porterebbe ad un controllo accettabile dei livelli ematici di fenilalanina, senza trattamento dietetico, ma questo non è comune e la sapropterina è solitamente somministrata in combinazione con il trattamento dietetico. Sono comunque necessari protocolli clinici per stabilire l’aggiustamento della dieta in relazione al dosaggio della sapropterina.
In conclusione la dieta nella PKU ed i nuovi trattamenti, che hanno bisogno di essere ottimizzati, possono essere una strategia combinata e completa, con un possibile impatto positivo nella vita dei pazienti affetti da PKU sul piano psicologico, sociale e neuro-cognitivo.
Fonte:
• “Phenylketonuria: nutritional advances and challenges” Marcello Giovannini, Elvira Verduci, Elisabetta Salvatici, Sabrina Paci and Enrica Riva. Nutrition & Metabolism 3 Feb. 2012, 9:7 doi:10.1186/1743-7075-9-7
http://www.nutritionandmetabolism.com/content/9/1/7
• http://www.ammec.it/fenilchetonuria.asp
• “Evolving patient selection and clinical benefit criteria for sapropterin dihydrochloride (Kuvan®) treatment of PKU patients”. Gordon P et al, Mol Genet Metab. 2012 Jan 8
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22310224