Numerosi studi hanno ormai confermato la stretta relazione tra malattie neuro-degenerative e stato nutrizionale del soggetto ed in particolare anche per la malattia di Parkinson (PD) tale relazione rimane confermata.

PD è una malattia cronica neurodegenerativa, dovuta alla progressiva degenerazione della via dopaminergica nigrostriale e principali sintomi sono: bradicardia, tremori a riposo, rigidità, postura incurvata, impaccio nell’andatura e instabilità posturale.

Recenti studi hanno sottolineato l’importanza di inserire nell’iter diagnostico una valutazione nutrizionale.

Si è infatti visto che i consigli nutrizionali possono migliorare la qualità della vita incidendo sui sintomi sopra descritti, come ad esempio un regime dietetico proteico controllato nei pazienti con fluttuazioni motorie.

I principali problemi nutrizionali di cui si dovrebbe tener conto nella gestione del paziente con PD sono di seguito riportati:

1.    peso corporeo – c’è ad oggi discordanza nella comunità scientifica ma tale situazione potrebbe essere dovuta agli effetti confondenti. Sembra che l’aumento dell’adiposità viscerale sia un fattore di rischio per PD. Un recente studio sulla popolazione italiana ha rilevato che la prevalenza di obesità in pazienti con PD è di circa il 50%.

2.    calo ponderale – la graduale perdita di peso dovuta a malnutrizione è di frequente riscontro e rappresenta uno dei problemi principali nella progressione della PD. La perdita di massa grassa riscontrata è dovuta soprattutto alle cattive abitudini alimentari. Un basso IMC è associato a carenze di vitamine (A, C, D ed E) e di minerali (ferro, zinco) oltre che di proteine.

3.    incremento ponderale – l’aumento di peso dopo l’inizio di terapie è stato osservato in numerosi studi. La terapia a lungo termine con levodopa induce un aumento dell’appetito ma anche la terapia con dopamino-agonisti possono causare una alimentazione compulsiva

4.    disturbi gastroenterici – diverse disfunzioni gastroenteriche (tremore e/o rigidità della mandibola, difficoltà di deglutizione…) possono influenzare negativamente il benessere del paziente, l’ottimizzazione del trattamento e il bilancio nutrizionale.

5.    disfagia – solo pochi autori concordano nel riconoscere un ruolo alla disfagia nel calo ponderale poiché questa insorge generalmente nelle fasi avanzate della malattia.

6.    stipsi – cioè meno di 3 movimenti intestinali/settimana, è il sintomo più tipico: circa 50-80%. Tale dismotilità si associa ad una ridotta assunzione di liquidi e fibra alimentare oltre al basso livello di attività fisica.

In conclusione interventi nutrizionali ed attività di counseling dietetico dovrebbero essere pianificati per:
–    garantire il bilancio nutrizionale
–    ottimizzare la farmacocinetica della levodopa
–    migliorare i disturbi gastrointestinali
–    prevenire, rilevare e trattare carenze nutrizionali.

Per leggere l’abstract dell’articolo cliccare sulm seguente link:

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/mds.22705/abstract;jsessionid=D045568A393621436C5BE88BE540515C.d01t03

Letizia Saturni