Un adeguato apporto di acidi grassi omega-3 durante la gravidanza puó ridurre del 32% il rischio di obesità infantile.

Lo afferma una recente ricerca della Harvard Medical School. Lo studio, pubblicato sull’ American Journal of Clinical Nutrition, ha esaminato la relazione fra il tipo di grassi che le madri avevano assunto durante la gravidanza e l’eventuale obesità all’età di 3 anni. Le misure sono state effettuate sia mediante l’indice di massa corporea (BMI), sia  mediante plicometria.

I ricercatori, guidati dalla Dr.ssa Emily Oken, hanno riportato che l’aumento dei livelli degli acidi grassi omega-3, fra la madre ed il feto, risultava essere associato ad un minore rischio di obesità infantile.

É già noto che il consumo degli acidi grassi omega-3, soprattutto EPA e DHA, è associato a diversi benefici per la salute, tra i quali: miglioramento del metabolismo lipidico, prevenzione delle malattie cardiovascolari e riduzione della risposta infiammatoria. Inoltre, è stato osservato che  gli omega-3 riducono i livelli di grassi negli animali che sono stati alimentati attraverso una dieta ricca di grassi.

Onken e colleghi, hanno spiegato che un basso consumo di acidi grassi omega-3, soprattutto di quelli presenti nel pesce e nei frutti di mare, rappresenta un fattore di rischio nello sviluppo dell’obesità.

Studi precedenti, effettuati su animali, hanno trovato che simili squilibri nella quantità  di acidi grassi assunti durante la dieta, favoriscono lo sviluppo del tessuto adiposo. Gli autori notano tuttavia che sono ancora esigui gli studi relativi agli effetti  prodotti nella popolazione.

Lo studio

I ricercatori  hanno riportato che circa un quinto delle gestanti, durante la prima metà della gravidanza, aveva consumato più di 2 piatti di pesce alla settimana, in quanto solo il 50% di queste donne aveva assunto la quantità raccomandata di 200 mg/die di DHA.

Anche se le donne avevano mangiato pesce durante la gravidanza, tuttavia non avevano consumato quelle  specie note ricche di DHA, come il salmone, tonno e sgombro.

Solo il 3% delle donne che aveva partecipato alla ricerca aveva consumato la quantità raccomandata di 200 mg/die di DHA durante l’ultimo mese di gravidanza, periodo questo in cui grandi quantità di DHA vengono trasferiti dalla madre al bambino, per favorire lo sviluppo del cervello.

I ricercatori hanno  osservato il possibile  sviluppo di obesità nei  i bambini all’età di 3 anni, mettendo in relazione il consumo di omega-3 delle madri e i livelli di omega-6 e omega-3, presenti nel cordone ombelicale durante il parto.

La probabilità di sviluppare obesità all’età di 3 anni era da 2 a 4 volte più alta, se dall’analisi del cordone ombelicale risultava elevato il rapporto tra gli acidi grassi omega-6 e gli omega-3.

Invece, la probabilità diminuiva del 32% quando era alto il consumo di omega-3 da parte delle madri, o  nel caso in cui il rapporto tra omega-3 e omega-6 era vicino ai livelli raccomandati.

I ricercatori di Harvard sottolineano che questo è il primo studio (effettuato  su un modello umano) ad indicare che un basso consumo di omega-3 durante la gravidanza,  puó influire sul rischio di obesità infantile. Ad ogni modo questi risultati dovranno essere confermati da ulteriori studi.

Per leggere l’abstract cliccare sul seguente link:
http://www.ajcn.org/content/early/2011/02/09/ajcn.110.005801.abstract